Lunedì, all’indomani del vertice con Volodymyr Zelensky, Donald Trump riceverà anche il premier israeliano Benyamin Netanyahu sul quale è pronto ad aumentare il pressing per l’avvio della fase due del piano su Gaza. E, più in generale, sarà l’occasione di tentare di ritrovare l’armonia mentre si allargano le divergenze. Per ultima, quella sul Somaliland, territorio di cui il governo di Bibi ha annunciato il riconoscimento trasformando Israele nel primo Paese dell’Onu a farlo. Se da una parte la scelta ha scatenato la prevedibile condanna del mondo arabo, dall’altra ha trovato – se non l’opposizione – almeno l’indifferenza del tycoon, non disposto a seguire il premier in questa decisione.
«Veramente qualcuno sa cos’è il Somaliland?», ha chiesto il presidente americano, dopo aver espresso un secco “no” alla possibilità di riconoscere il territorio che ha dichiarato l’indipendenza dalla Somalia nel 1991, lottando nei decenni successivi per ottenere un riconoscimento internazionale. Tuttavia, «studieremo e valuteremo», ha precisato il leader Usa.
Dal canto suo la Ue in una nota ha ribadito «l’importanza di rispettare l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica Federale di Somalia, in conformità con la sua Costituzione, le Carte dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite. Ciò è fondamentale per la pace e la stabilità dell’intera regione del Corno d’Africa. L’Ue incoraggia un dialogo costruttivo tra il Somaliland e il governo federale della Somalia per risolvere le annose divergenze».
La scelta israeliana di riconoscere il Somaliland ha scatenato un acceso dibattito e un’ondata di polemiche. Se infatti il presidente del territorio Abdirahman Mohamed Abdullahi ha esultato per quello che ha definito l’avvio di una “partnership storica”, molti sono stati i Paesi che hanno condannato la mossa unilaterale dello Stato ebraico. A partire dalla stessa Somalia, con il ministero degli Esteri che ha denunciato “un attacco deliberato” alla propria sovranità, arrivando a chiedere una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu convocata per lunedì. Alla protesta delle autorità, si è affiancata la minaccia dei miliziani di Al-Shabaab legati ad Al-Qaeda, che hanno promesso di “combattere” qualunque tentativo israeliano di “rivendicare o utilizzare parti del Somaliland” per i propri interessi.
Insieme a Mogadiscio, parole di condanna sono giunte dagli Stati del Golfo, dalla Turchia, dall’Anp e anche dall’Unione africana, evidentemente allarmati da quella che gli analisti sottolineano essere una chiara strategia di Israele: rafforzare le alleanze nella regione del Mar Rosso per diverse ragioni – tra cui la possibilità di una futura campagna contro gli Houthi – di fronte alla battuta d’arresto negli sforzi di normalizzazione con il mondo arabo portata dalla guerra di Gaza.








