Il tecnico del Paris Saint-Germain risponde all’interlocutore sulla possibilità, un giorno, di allenare il Real Madrid: “Nessuno finora è stato giocatore e allenatore del Barça e del Madrid… quindi posso battere un record. Ma non lo farò”. Poi rischia grosso.
Una battuta a bruciapelo e una risata grassa potevano costare care al tecnico del Paris Saint-Germain, Luis Enrique. Ha rischiato di cadere dalla sgabello e fare un capitombolo all’indietro per l’eccessiva euforia mostrata parlando del Real Madrid e della possibilità, un giorno o l’altro (non si sa mai…), di diventarne allenatore dopo averne vestito la ‘camiseta’ da giocatore.
Luis Enrique scoppia a ridere e si sbilancia, lo sgabello quasi si ribalta
L’episodio è avvenuto durante un’intervista concessa all’emittente catalana 3Cat in occasione del 125° anniversario del Barcellona, di cui l’attuale tecnico dei francesi ha scritto la storia sia da calciatore, sia da allenatore. Il suo legame con i blaugrana è molto forte, al punto che nessun tifoso catalano potrebbe mai immaginarlo sulla panchina dei rivali storici. Un ‘tradimento’ (sportivo) difficile da digerire ma nella carriera di un professionista nulla è scontato e può anche accadere di ritrovarsi nella ‘capitale nemica’.
Luis Enrique non s’è perso d’animo e ha affrontato l’argomento di discussione con il suo interlocutore con un tono ironico. L’ha buttata sullo scherzo, facendo anche una battuta. “Penso che non ci sia stato nessuno nella storia che è stato giocatore e allenatore del Barça e del Madrid… quindi posso battere un record. Ma non lo farò”, e s’è lasciato trascinare dall’entusiasmo dimenandosi per l’ilarità sprigionata.
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La situazione ha rischiato di sfuggirgli di mano. E lo scranno sul quale era accomodato lo ha quasi disarcionato. “Andrebbe bene…”, ha aggiunto Luis Enrique continuano sulla falsariga della frase precedente. “Sì ma sto scherzando, sto scherzando”, s’è affrettato a ribadire. Ed è stato in quel momento che, a causa di un movimento goffo, ha inciampato nei piedi del sedile ma è riuscito a non cadere all’indietro aggrappandosi forte a una ringhiera. L’intervistatore, preoccupato, s’è alzato di scatto per trattenerlo, per fortuna non ce n’è stato bisogno e il dialogo è andato avanti.
Tanto per restare in tema di rivalità tra Barcellona e Madrid, tra le cuentas de fútbol di Lucho (è il soprannome del tecnico) c’è anche la narrazione di cosa accadde quando Luis Figo tornò al Camp Nou da giocatore dei blancoa. Il lancio della testa di maiale è rimasto nella storia ma nella narrazione fatta dal tecnico ci sono altri dettagli poco noti. L’asturiano non ha esitato a parlare del portoghese come “un fratello” e ricordato cosa avvenne dopo il suo trasferimento al Real, il clima di tensione si tagliava a fette. “Quel giorno il Camp Nou era già pieno, quando uscimmo per il riscaldamento non riuscivamo nemmeno a parlare tra di noi. Quel giorno sembrava una pentola a pressione” e a marcare Luis fu una “vera bestia”: un giovanissimo Puyol.