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Notiziario

I responsabili dell’omicidio di Luciano Muttoni, trovato senza vita dalla fidanzata a Valbrembo (Bergamo), sono stati trovati sulla macchina rubata alla vittima. Il bottino della rapina finita in tragedia: 50 euro in contanti e un cellulare.

Luciano Muttoni (foto da Facebook)

Si sono presentati a casa di Luciano Muttoni con l’obiettivo preciso di rapinarlo. Ma il 58enne di Valbrembo (Bergamo) ha reagito, e ne è nata una violenta rissa culminata con la sua morte. Per l’omicidio sono state fermate oggi due persone, un giovane di 25 anni, di nazionalità italiana, e un cittadino polacco 24enne, residente in provincia di Monza: avrebbero trafugato alla vittima 50 euro in contanti e il cellulare, fuggendo poi con la sua Volkswagen Golf dopo averlo colpito alla testa con il calcio di una pistola scacciacani e averlo massacrato con calci e pugni sul viso, fino ad ucciderlo.

L’omicidio risale alla serata di venerdì 7 marzo, quando i due si sono presentati in via Rossini 6 a Valbrembo con il preciso intento di rapinare Muttoni. Quest’ultimo però, non aveva con sé denaro, se non i 50 euro nel portafoglio che i due si sono portati via con l’auto della vittima, una Volkswagen Golf che, la sera successiva, quando l’omicidio non era ancora stato scoperto, è stata fermata per un controllo stradale casuale dei carabinieri di Monza.

Al volante c’era il 25enne italiano e a bordo tre suoi amici (estranei all’omicidio). Non avendo saputo spiegare perché viaggiassero su un’auto non loro, i carabinieri avevano posto sotto sequestro la vettura e li avevano denunciati per ricettazione, pensando poi l’indomani di contattare il proprietario, ovvero Muttoni. Proprio la mattina dopo, però, il corpo senza vita di quest’ultimo è stato trovato a terra in una pozza di sangue dalla fidanzata, che non riusciva a mettersi in contatto con lui dalla serata di venerdì.

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Le indagini dei carabinieri di Bergamo, coordinate dal sostituto procuratore Letizia Ruggeri, si sono così concentrate sulle telecamere di videosorveglianza del complesso residenziale dove viveva la vittima. Il 25enne è stato quindi rintracciato e portato in caserma per essere interrogato nel pomeriggio di ieri: ha reso spontanee dichiarazioni, ammettendo le proprie responsabilità e fornendo anche indicazioni utili al ritrovamento del proprio giubbotto macchiato di sangue, di alcuni documenti sottratti alla vittima e dell’arma del delitto, una pistola scacciacani con cui ha colpito più volte la vittima al capo, trovata questa mattina in un campo a Ponte San Pietro.

Il complice è stato invece prelevato questa mattina in una comunità terapeutica in provincia di Monza e Brianza dove svolgeva la saltuaria attività di aiuto educatore. Anche lui ha reso spontanee dichiarazioni ai carabinieri, e il suo racconto è risultato concordante con quello dell’amico.

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