Il contrabbando delle sigarette e dei prodotti da fumo corre sempre più sulla rete. Nel 2024 il mercato illegale dei prodotti da fumo e da inalazione vale complessivamente circa 1,2 miliardi di euro ed equivale al 5% del valore totale di mercato. Le perdite dirette per il Paese si quantificano in 610 milioni di fatturato, 5.600 posti di lavoro, se si considera il solo impatto diretto (produzione, distribuzione e vendita) sul settore, e mancate entrate erariali per altri 660 milioni. Ma soprattutto gli acquisti online attraverso canali illegali nel 2024 hanno raggiunto il 62% del valore del mercato online totale. E anche in questo caso la perdita di gettito sul fronte delle cosiddette e-cig viaggia ormai sui 200 milioni di euro. Sono solo alcuni dei risultati presentati a Roma da Logista, il principale distributore in Europa di prodotti e servizi per i punti vendita, del nuovo studio Ipsos sulla seconda edizione di “Prodotti da fumo e da inalazione: studio sul fenomeno dell’illegalità”.
Il contrabbando in rete
Ma soprattutto gli acquisti online attraverso canali illegali nel 2024 hanno raggiunto il 62% del valore del mercato online totale. Sono solo alcuni dei risultati presentati a Roma da Logista, il principale distributore in Europa di prodotti e servizi per i punti vendita, del nuovo studio Ipsos sulla seconda edizione di “Prodotti da fumo e da inalazione: studio sul fenomeno dell’illegalità”. L’acquisto su canali illegali impatta principalmente sulla categoria e-Cig: il 29,7% del valore degli acquisti complessivi di questa categoria è riconducibile a canali non ufficiali, mentre per il tabacco tradizionale l’incidenza è al 3,1%.
Quanto perde lo Stato
Le mancate entrate erariali, pur essendo attribuibili principalmente al tabacco tradizionale (460 milioni di euro), in quanto IVA e accise hanno un peso rilevante sul prezzo finale pagato dal consumatore, nel 2024 presentano ancora un ammontare rilevante riconducibile ai prodotti e-Cig (200 milioni di euro). La perdita in termini di fatturato, invece, è legata in larga misura alle e-Cig, dove si stima un danno di 485 milioni di euro, contro i 125 milioni di euro attribuibili al tabacco tradizionale. «Somme a cui lo Stato non vuole certo rinunciare», ha sottolineato il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, che ha ricordato anche come «il settore industriale del fumo, tale va considerato, garantisce allo Stato oltre il 10% del fabbisogno del Servizio sanitario nazionale». E per combattere l’illegalità e favorire gli investimenti, ha detto il sottosegretario, «è necessario avere un quadro regolatorio stabile sia se si tratti di primo che di secondo livello». La prova di questo è «nel calendario fiscale», ha precisato Freni, ricordando che questo «è stato predisposto a fine 2022 garantendo regole stabili per tutti gli operatori per il triennio 2023, 2024 e 2025, e allo stesso tempo ha consentito all’Erario di migliorare allo stesso il gettito per l’Erario, per questo sarà certamente riproposto per il prossimo triennio».
Un popolo di fumatori
Nel nostro Paese il numero stimato di fumatori e vapers per il 2024 è di circa 12,4 milioni di persone. Le sigarette tradizionali sono ancora il prodotto più acquistato con 9,8 milioni di consumatori, mentre gli utilizzatori di sigarette elettroniche, al pari di quelli degli stick da inalazione, sono circa 3 milioni, evidenziando quindi anche la presenza di policonsumo rispetto alle categorie di prodotto.
Quanto vale il mercato
Il mercato dei prodotti da fumo e inalazione vale circa 23 miliardi di euro (circa l’1% del PIL), a conferma del ruolo significativo per l’economia del Paese. In questo mercato, però, l’acquisto da canali non autorizzati continua ad avere un impatto rilevante poiché il 12% dei fumatori/vapers, corrispondente a circa 1,5 milioni di persone, utilizza canali non ufficiali per un valore di circa 1,2 miliardi di euro, pari al 5% del valore totale di mercato (nel 2023 valeva 1,1 miliardi di euro e incideva per il 4,8%).