Dal nostro corrispondente
NEW DELHI – Dopo il surreale balletto di annunci e passi indietro di Donald Trump sui dazi, è evidente che nel commercio mondiale c’è new normal e che il suo tratto distintivo è l’incertezza. L’epicentro di questa crisi sono gli Stati Uniti, ma il continente in cui i riverberi saranno avvertiti con più forza è l’Asia. Il bersaglio grosso di Trump naturalmente è la Cina, ma neppure i grandi alleati politici e militari degli Usa nella regione – Giappone, Corea del Sud, Thailandia e India – sono certi che saranno risparmiati. Come neanche quei Paesi con legami forse meno stretti – pensiamo a Vietnam, Cambogia, Laos – ma che dopo i dazi della prima amministrazione Trump hanno intercettato buona parte delle produzioni cinesi e si sono integrati con l’economia Usa.
Il risultato finale potrebbe essere un ridisegno di come le merci vengono prodotte e di come i Paesi presi di mira dall’amministrazione americana commerciano tra loro. Da questo punto di vista, il caso più interessante per il momento sembra quello indiano. Fino a poche settimane fa, poco o nulla lasciava intendere che l’India avrebbe presto rinunciato alla cinta daziaria con cui da decenni protegge alcune sue industrie locali dalla concorrenza straniera. Oggi New Delhi ha riaperto i negoziati per la sigla di trattati di libero scambio con l’Unione Europea, con il Regno Unito e con la Nuova Zelanda. E non si tratta dei negoziati di epoca pre-trumpiana – quando i ritmi erano più languidi di un test match di cricket e i veti non si contavano – ma di trattative urgenti; da chiudere nel giro di mesi, non anni; possibilmente senza escludere settori cruciali dell’economia, come per esempio l’automotive.
Che il mondo sia cambiato sembrano essersene resi conto anche i leader di Cina, Giappone e Corea del Sud che nelle ultime settimane hanno messo da parte antiche divisioni per tornare a dialogare prima a livello di ministri degli Esteri e poi di ministri economici circa la necessità di rafforzare scambi e cooperazione. Anche India e Cina, due avversari storici, stanno progressivamente cercando di normalizzare le proprie relazioni dopo il grande freddo seguito agli incidenti sul confine del 2020-21. Anche Hong Kong è attivamente alla ricerca di nuovi partner commerciali.
Le economie ad alto potenziale
In uno scenario in rapida trasformazione, la Growth Map di Sace presentata nelle scorse settimane ha individuato come mercati chiave i cosiddetti Paesi Gate (Growing, ambitious, transforming ed entrepreneurial). Economie ad alto potenziale che possono aprire porte verso ulteriori opportunità regionali. In Asia parliamo Paesi come Cina, India, Vietnam e Singapore. Spesso si tratta di realtà dove nel 2024 sono state osservate le migliori performance dell’export extra Ue nel 2024. I Paesi dell’Asean, ad esempio, dove le esportazioni italiane hanno registrato un incremento dell’11%, con il Vietnam che ha visto una crescita al 25 per cento.