Storie Web domenica, Giugno 23
Notiziario

La rete del pareggio dell’Italia segnata da Bastoni contro l’Albania è sembrata in fotocopia rispetto a quella realizzata da Osimhen, a Bergamo contro l’Atalanta. Diversi gli interpreti, stessi movimenti, identico segreto.

Sembra il Napoli di Luciano Spalletti anche se in calce alla partita ci sono i gol dei calciatori dell’Inter, Bastoni e Barella. L’azzurro della maglia è solo questione di sfumature. Ma la Nazionale che ha giocato (bene) e vinto contro l’Albania per certi versi è salita sul palcoscenico degli Europei con l’identità di una squadra. Il calcio d’angolo da cui è scaturita la rete del pareggio è un déjà vu, uno schema che sui social è stato descritto come una delle azioni più buggate nei videogiochi per andare a segno col minimo sforzo.

Invece è stata la prova tangibile (una delle tante, emerse dal debutto continentale) che dietro c’è un lavoro minuzioso, quasi fosse quello quotidiano con una formazione e un gruppo di calciatori ai quali ha la possibilità di trasmettere pensiero e indicazioni ogni giorno.

Il gol su angolo della Nazionale: uno schema visto al Napoli

Un anno fa, a Bergamo, il Napoli che sarebbe diventato campione d’Italia era sotto di un gol ma riuscì a rimontare e a battere l’Atalanta (1-2). Al gol di Lookman fece seguito quello di Osimhen, che arrivò al culmine di un piano ben studiato nei movimenti e nelle intenzioni, calibrato sulle posizioni provate in allenamento e applicate con altrettanta precisione.

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Alla battuta andarono in due, Elmas e Zielinski. Il macedone passò palla al polacco che, a testa alta e con un tocco carico d’effetto, pescò il nigeriano che era appostato sul secondo palo. Nonostante la marcatura serrata e la difesa piazzata dalla ‘dea’, l’attaccante svettò e di testa siglò il pareggio.

Ritagliamo la sequenza videoclip e mettiamola in controluce con quella che ha raccontato il pareggio di Bastoni. Questa volta è stato Pellegrini a disegnare la traiettoria sulla quale ha fatto irruzione il difensore dell’Inter: sempre in quella posizione, sempre di testa, sempre pronto a farsi trovare lì, nel cuore della difesa dell’Albania (che difendeva in linea a pochi metri dalla porta).

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La difesa avversaria cade in trappola, viene sorpresa sul secondo palo

Qual è il segreto? Basta osservare come si sviluppa il gioco e quali sono gli spostamenti dei calciatori, sia gli attaccanti sia i difendenti. La scelta di battere corto e affidare palla, tempo del cross a intuito e bravura di un giocatore che ha il piede giusto per fare quelle cose (come si dice in gergo) ha l’effetto di far muovere la difesa avversaria e attirarla in trappola: si allarga a fisarmonica e si addensa nella zona di centro area (‘distratta’ anche dagli inserimenti di altri giocatori a far mucchio nel mezzo), lasciando spazio sul secondo palo. Quello da sfruttare per far gol.

Bello ma non è ancora tutto oro quel che luccica. Il ct, che ha fine gara non ha avuto remore a muovere obiezioni in diretta tv, ha ribadito (semmai ce ne fosse ancora bisogno) quali sono l’identità e la mentalità che predilige, tanto da lasciarsi sfuggire che “così non serve a niente” se tutte quelle belle cose messe in atto portano a nulla che non siano la finalizzazione e il gol (3, 4 quelli falliti d’un soffio), la verticalità e la capacità di leggere la partita/il momento, di crederci di più e meglio. Proprio come accadeva al ‘suo’ Napoli.

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