L’Italia brilla per l’economia circolare, ma deve fare i conti con l’import di materie prime, doppio rispetto alla media Ue e con i costi nel frattempo lievitati. È il quadro, sostanzialmente positivo anche se non mancano elementi di contraddittorietà, che emerge dal Rapporto 2025 sull’economia circolare del Circular Economy Network , promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, realizzato in collaborazione con l’Enea e presentato a Roma nel corso della 7ª Conferenza nazionale sull’economia circolare cui hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell’Ambiente e sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e Vincenzo Gente, Direzione Generale Ambiente della Commissione europea.
Italia tra i primi in Europa
«L’Italia si conferma tra i primi in Europa in termini di circolarità, in particolare su produttività delle risorse, riciclo dei rifiuti e tasso di utilizzo circolare dei materiali – ha detto Claudia Brunori, direttrice del dipartimento di Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’Enea -, rimane invece indietro negli investimenti privati per la circolarità delle attività produttive». Per l’esperta, a causa del «quadro di instabilità geopolitica e climatica occorre limitare la nostra dipendenza dall’importazione di materiali che è oltre il doppio rispetto alla media europea».
Secondi solo ai Paesi Bassi
Nel quadro Ue («utilizzando il sistema europeo di indicatori») la performance migliore è quella dei Paesi Bassi (70,6 punti), seguita dal nostro Paese con 65,2 punti. La Germania si classifica in terza posizione (60,6 punti). La Francia e la Spagna si trovano in quinta e settima posizione totalizzando rispettivamente, 58,7 e 56,9 punti. Non solo, il Paese aumenta la produttività delle risorse, con un miglioramento del 20% rispetto al 2019. Allo stesso tempo, però, la dipendenza dalle importazioni di materiali rimane elevata. «Nel 2023 è stata pari al 48% del fabbisogno complessivo, valore nettamente superiore a quello dell’UE che – ricostruisce i rapporto – nello stesso anno si è attestato al 22%. Il costo delle nostre importazioni è salito da 424,2 miliardi di euro nel 2019 a ben 568,7 miliardi di euro nel 2024, con un aumento del 34%».
La raccolta dei rifiuti
Sono state considerate ottime anche le performance dell’Italia nella gestione dei rifiuti. Il tasso di riciclaggio di quelli urbani in «Italia è cresciuto di 3,2 punti percentuali rispetto al 2019, attestandosi al 50,8% nel 2023». Confrontando le performance dei quattro principali Paesi europei, «solo la Germania fa meglio dell’Italia con un notevole 68,2%, mentre risultano peggiori le performance di Francia (42,2%) e Spagna (41,4%)» . Nel 2023, gli investimenti privati in alcune attività tipiche dell’economia circolare (riciclo, riparazione, riutilizzo, noleggio e leasing) nell’UE 27 sono stati pari a 130,6 miliardi di euro (0,8% del Pil). «L’Italia, con 10,2 miliardi (0,5% del PIL), si colloca al terzo posto dopo Germania e Francia, ma registra un calo significativo rispetto al 2019: -22% in valore assoluto e -0,2 punti percentuali in rapporto al Pil».
Anche sul fronte occupazionale l’Italia perde terreno in valore assoluto: 508.000 occupati in alcune attività tipiche dell’economia circolare, con un calo del 7% rispetto al 2019. Tuttavia, in rapporto al totale degli occupati, l’Italia si allinea alla media UE del 2%, superando Francia (1,8%) e Germania (1,7%).