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L’ex governatrice della Regione Umbria Catiuscia Marini (Pd) è stata condannata a due anni per il reato di abuso d’ufficio nel processo sui concorsi pilotati nella sanità regionale. È stata invece assolta dall’accusa di associazione per delinquere.

Catiuscia Marini, ex presidente della Regione Umbria ed esponente del Partito democratico, è stata condannata a due anni di reclusione dal tribunale di Perugia per abuso d’ufficio nel processo sui concorsi pilotati nella sanità regionale. È stata invece assolta “per non aver commesso il fatto” dall’accusa di associazione per delinquere: per questo reato sono stati invece condannati – rispettivamente a tre anni e due anni e sette mesi – l’ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini e l’ex segretario regionale del Pd e sottosegretario Gianpiero Bocci.

Il processo riguardava i concorsi banditi dall’Azienda ospedaliera del capoluogo umbro e dall’Usl 1, che secondo gli inquirenti sarebbero stati truccati e manipolati “per garantire la vittoria o il posizionamento ‘utile’ in graduatoria dei candidati preventivamente determinati dagli stessi associati“. Per associazione a delinquere è stato condannato anche a un anno l’ex direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Maurizio Valorosi. È stata invece assolta rispetto a questa accusa l’ex governatrice Marini – che si dimise in seguito alla notizia dell’indagine – condannata però per le altre accuse.

Considero molto importante che si sia fatto definitivamente chiarezza che non ho mai promosso in questa Regione un’associazione per delinquere ai danni del sistema sanitario regionale e di non averne mai fatto parte“, ha commentato l’ex governatrice dopo la sentenza, lasciando il Palazzo di Giustizia. E aggiungendo: “Rimangono in piedi alcuni reati tipici del pubblico amministratore, tra cui l’abuso d’ufficio, e sono serena che in secondo grado sapremo far valere le nostre ragioni“.

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Marini ha poi concluso: “Il mio è stato un lavoro a difesa del servizio sanitario pubblico regionale. A tutela dei servizi e della capacità di innovazione. Ogni mio comportamento è stato improntato ad assicurare quell’accesso al servizio pubblico regionale che vedo pesantemente messo in discussione in questo momento. L’abuso d’ufficio è un tipico reato che si usa quando si vuole mettere in mezzo l’amministratore pubblico. Quindi sono abbastanza serena. Non è un caso che ci sia una discussione del Paese e in Parlamento nel ridefinire questa tipologia di reato“.

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