Tutte le mafie temono la scuola più della giustizia. Lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino aggiungeva che, più che dall’Esercito, la mafia sarà sconfitta da un esercito di insegnanti. «L’istruzione è ciò che spaventa la mafia» ha ricordato il 5 novembre 2024 agli studenti di seconda e terza media dell’Istituto Comprensivo Calò – G. Deledda – S.G. Bosco di Ginosa (Taranto), Fiammetta Borsellino, figlia del giudice assassinato il 19 luglio 1992 a Palermo.
Doppia lezione
E’ una lezione di legalità quella che il ministero dell’Istruzione ha sottoposto come traccia per l’esame di maturità agli studenti, portandoli a riflettere sul testo del giudice Paolo Borsellino – “I giovani, la mia speranza” – che Epoca, un settimanale dell’editore Arnoldo Mondadori in vita dal 1950 al 1997, pubblicò il 14 ottobre 1992. Pochi mesi dopo le stragi di Capaci e Via D’Amelio, che strapparono alla vita il giudice Falcone, la moglie, Borsellino e con loro uomini e donne di scorta.
Di padre in figlia
Fiammetta Borsellino, solo pochi mesi fa, in uno dei tanti incontri nelle scuole, quella volta dalla Murgia tarantina, ha ricordato ai ragazzi l’importanza dell’istruzione come strumento di resistenza contro la mafia. La scuola, infatti, è un luogo di crescita, dove i giovani possono imparare a riconoscere e rifiutare la mentalità mafiosa e a scegliere invece la strada della legalità e della giustizia.
E proprio sul concetto di consenso e rifiuto, il giudice Borsellino batteva in quel testo pubblicato post-mortem e sul quale gli studenti che lo hanno scelto, sono stati sollecitati a riflettere. E a riflettere – e sarà forse l’aspetto più interessante – sull’ottimismo del magistrato, Nonostante tutto e tutti.
Consenso
«Mi dichiaro ottimista – si legge nelle frasi riportate nella traccia di esame – anche se so che oggi la mafia è estremamente potente, perché sono convinto che uno dei maggiori punti di forza dell’organizzazione mafiosa è il consenso. È il consenso che circonda queste organizzazioni che le contraddistingue da qualsiasi altra organizzazione criminale. Se i giovani oggi cominciano a crescere e a diventare adulti, non trovando naturale dare alla mafia questo consenso e ritenere che con essa si possa vivere, certo non vinceremo tra due-tre anni. Ma credo che, se questo atteggiamento dei giovani viene alimentato e incoraggiato, non sarà possibile per le organizzazioni mafiose, quando saranno questi giovani a regolare la società, trovare quel consenso che purtroppo la mia generazione diede e dà in misura notevolissima. È questo mi fa essere ottimista».