Storie Web venerdì, Novembre 22
Notiziario

Il segmento del credito è più interessante del governativo, mentre il mercato obbligazionario in generale dopo 10 anni senza il sostegno incondizionato delle banche centrali si è normalizzato. Lo spiega Gabriele Foà, portfolio manager di Algebris Investments, società di gestione che gestisce circa 25 miliardi di euro.

Qual è il vostro outlook sui tassi, anche alla luce delle recenti turbolenze che si sono verificate sui mercati?

Il focus delle banche centrali si sta spostando all’economia dall’inflazione, che mostra segnali di moderazione. Rispetto al 2023, quando la disinflazione era guidata da pochi volatili settori, ora tutte le componenti scendono, inclusi residenziale e servizi. Le economie invece mostrano segnali di affaticamento. In Europa, la Germania non crescerà quest’anno e i dati sul manufatturiero sono preoccupanti. Negli Usa il mercato del lavoro ha rallentato. In questi giorni il listino ha cominciato a prezzare una recessione e tanti tagli da parte delle banche centrali. Una conclusione troppo estrema, esacerbata dalla volatilità agostana. Riteniamo comunque probabili due o tre tagli da Fed e Bce.

La seconda metà dell’anno sarà caratterizzata dalle elezioni americane. Che ripercussioni vede?

Entrambi i partiti hanno proposte fiscali espansive. Il deficit Usa nel 2023 è arrivato a 1.700 miliardi dollari, il più alto dal dopoguerra. Chiunque vinca dovrà confrontarsi con il vortice del debito e l’attenzione del mercato al tema è via via in aumento. La piattaforma repubblicana ha poi altre criticità, come l’introduzione di dazi e tariffe, che potrebbero avere forte impatto su inflazione e mercati valutari, e un approccio meno attivo in politica estera. La presenza del governo nell’economia aumenterà in entrambi i casi, una vittoria repubblicana favorirebbe di più la crescita seppure con una maggiore volatilità.

Quindi tagli dei tassi ma politica fiscale espansiva. Quali implicazioni per l’obbligazionario?

La più ovvia è un irripidimento della curva. La parte breve delle curve può essere sostenuta dai tagli, ma questo non sempre si traduce in supporto per le scadenze più lunghe. Attese di inflazione più elevate nel lungo periodo e più emissioni per finanziare deficit in aumento indeboliscono le maturità più elevate. Sarà necessario approcciare i governativi e la duration in modo molto cauto, nonostante i tassi in calo. Inoltre, il mercato sconta già più tagli di quanto sia ragionevole ipotizzare e la volatilità dei tassi rimane alta. Il mercato obbligazionario è diventato difficile dopo il 2021.

L’obbligazionario è quindi tornato a essere un mercato difficile e volatile. E il credito?

La combinazione di tasso e spread fa sì che sul credito ci siano rendimenti più interessanti che sul governativo, Con una crescita in calo ma positiva, è il segmento che ha più valore sul fixed income, anche se non ovunque. L’investment grade ha seguito i tassi nel riprezzarsi e ora offre spread risicati. Sulla parte a più alto rendimento ci sono opportunità ma anche rischi.

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