Storie Web mercoledì, Marzo 12
Notiziario

Le nuove Linee guida del Ministero dell’Istruzione e del Merito propongono una revisione dei programmi scolastici, con un focus sulla valorizzazione delle radici culturali occidentali, lo studio della bibbia e del latino. Alcuni passaggi, come l’inclusione delle persone con disabilità e l’autodeterminazione delle donne, rimangano invece ancora vaghi.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha presentato le nuove Linee guida per l’aggiornamento delle Indicazioni nazionali del curricolo, un progetto di revisione che punta a ridefinire i contenuti e le metodologie della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione. Il documento, elaborato da una commissione di esperti e coordinata dalla professoressa Loredana Perla dell’Università “Aldo Moro” di Bari, avrebbe l’obiettivo di creare un cambio di prospettiva nell’insegnamento, con un rafforzamento dello studio delle radici culturali dell’Occidente e un ritorno alle basi classiche del sapere. Tra le principali novità della riforma figurano infatti l’introduzione del latino già dalla seconda media, un maggiore spazio alla lettura dei testi fondativi della civiltà occidentale – tra cui la Bibbia, l’Iliade e l’Odissea – e una didattica più interdisciplinare, volta a creare connessioni tra le diverse materie. Al centro della proposta emerge poi anche l’idea di un’educazione che non si limiti all’acquisizione di nozioni, ma favorisca una maggiore consapevolezza storica, linguistica e valoriale negli studenti.

Secondo il Ministro Giuseppe Valditara, questa revisione dei programmi nascerebbe dalla volontà di “fornire ai ragazzi strumenti solidi per comprendere il presente attraverso la conoscenza della nostra tradizione”. L’obiettivo, per il ministro, è quello di formare cittadini più preparati, capaci di orientarsi in un mondo in rapida evoluzione senza perdere il legame con la propria identità culturale.

Latino alla scuola media

Uno degli aspetti più discussi della proposta riguarda l‘introduzione del latino a partire dalla seconda media: l’obiettivo non sarebbe solo quello di offrire agli studenti un primo approccio alla lingua classica, ma anche di sviluppare competenze linguistiche e logiche “fondamentali per la formazione del pensiero critico”, come si legge. Le Linee guida sottolineano che “lo studio del latino favorisce un metodo di ragionamento rigoroso e migliora la comprensione della lingua italiana, rafforzando il lessico e le capacità di analisi”. Sulla questione è intervenuto anche il Ministro Valditara, difendendo con forza questa scelta: “Studiare il latino non significa guardare al passato con nostalgia, ma dotare i giovani di strumenti indispensabili per il futuro. Questa lingua è alla base del nostro sistema linguistico e concettuale e rappresenta un ponte con la nostra storia”. L’introduzione anticipata del latino mirerebbe dunque a ridurre il divario tra scuola media e liceo, permettendo agli studenti di acquisire gradualmente familiarità con una disciplina che, se proposta con metodi innovativi, “può risultare più accessibile e stimolante”.

Scuola, Harry Potter e Stephen King alle medie, latino e studio a memoria: così cambiano i programmi

Dai testi classici alla Bibbia: un ritorno alle grandi narrazioni

Un altro punto chiave della riforma riguarda la valorizzazione della letteratura classica nella scuola primaria: le nuove Indicazioni nazionali prevedono infatti un rafforzamento della lettura di testi che hanno segnato la cultura occidentale, tra cui la Bibbia, l’Iliade e l’Odissea (in maniera semplificata). L’inserimento di questi testi, spiegano le Linee guida, risponde alla necessità di offrire ai bambini fin dai primi anni di scuola una base culturale solida e condivisa. “Le grandi narrazioni della tradizione occidentale non sono solo opere letterarie, ma strumenti educativi che aiutano a sviluppare il pensiero simbolico, il senso critico e la capacità di interpretare la realtà”, si legge nel documento. Questa scelta ha suscitato accesi dibattiti, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della Bibbia nel percorso scolastico. Il Ministero sottolinea tuttavia che il testo sacro non viene introdotto in un’ottica confessionale, ma come fonte culturale e letteraria, al pari delle opere epiche e mitologiche che hanno influenzato profondamente la civiltà europea.

Anche lo studio della letteratura cambia

Per incentivare l’amore per la lettura tra i giovani (“almeno due libri all’anno alle scuole elementari e tre alle scuole medie”), i ragazzi tra i 6 e i 10 anni non si limiteranno solo ai libri tradizionali, ma avranno a disposizione anche fumetti, silent book, graphic novel, canzoni, sceneggiature, fiabe, racconti lunghi, romanzi brevi, storie di avventura e magia. Tra gli esempi proposti figurano titoli come Zanna bianca e Harry Potter. Per gli studenti delle scuole medie, oltre ai classici dell’epica , si suggeriscono anche letture sulla mitologia greca e orientale, le saghe nordiche, i romanzi cavallereschi medievali e rinascimentali, dal ciclo di re Artù all’Orlando Furioso di Ariosto, senza dimenticare la narrativa young adult.

Tra i classici moderni inclusi ci sono Pinocchio, L’isola del tesoro di Stevenson, i romanzi di Jules Verne, “un pò di buona fantascienza e di buon horror, come quelli di Stephen King o Asimov”, insieme a opere di fantasy come Harry Potter, Percy Jackson, Il Signore degli anelli e Il Trono di spade.

Infine, la Commissione sottolinea l’importanza di evitare un approccio troppo superficiale: “Considerando l’ampiezza della materia, è fondamentale che l’insegnante selezioni ogni anno un numero limitato di testi e autori che possano davvero interessare gli studenti, evitando la dispersione in una infarinatura troppo generica”, si legge nel documento.

Addio alla geostoria

La geostoria non sarà più presente nei programmi scolastici: la storia, secondo quanto si apprende dalle Linee guida, sembrerebbe infatti essere separata dalla geografia. Nelle scuole elementari, lo studio della Bibbia è affiancato a letture come l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide per approfondire le radici della cultura occidentale. Il secondo anno è interamente dedicato alla storia d’Italia, dall’unità nazionale alla Costituzione, mentre viene dato ampio spazio alla storia di Roma fino all’epoca di Giustiniano. Alle scuole medie, l’ultimo tema trattato riguarda le indagini di Mani Pulite.

Il focus, insomma, è principalmente sull’Occidente, come menziona anche lo stesso documento del Ministero: “Solo l’Occidente conosce la Storia”. Per il Ministero dell’Istruzione, sotto la guida di Valditara, non sarebbe necessario insomma che gli studenti imparino ogni dettaglio di ogni epoca storica. L’obiettivo, come delineato nelle nuove Linee guida, sarebbe invece quello per cui gli studenti acquisiscano una comprensione dei momenti realmente significativi, in particolare nella storia italiana, senza essere sopraffatti da un apprendimento eccessivamente nozionistico. Il Ministero sembra puntare su un approccio che dia maggiore importanza ai contenuti più determinanti e alle narrazioni fondamentali, lasciando da parte “l’eccessiva attenzione ai grandi temi generali”.

Un nuovo approccio didattico

Oltre ai contenuti, la riforma punterebbe anche a innovare proprio in generale il metodo di insegnamento: le Linee guida promuovono infatti una didattica interdisciplinare, “capace di creare connessioni tra le discipline per una comprensione più ampia del sapere”. Questo approccio avrebbe l’obiettivo di tradursi in percorsi formativi che intrecciano letteratura, storia, geografia, arte e scienze, “incentivando un apprendimento più dinamico e coinvolgente”, si legge nel documento. L’uso “prudente” delle nuove tecnologie, come quello dell’intelligenza artificiale, avrà poi un ruolo centrale in questo processo, con strumenti digitali che avranno l’obiettivo di favorire un’interazione più attiva degli studenti e una maggiore personalizzazione dell’apprendimento. Ruolo centrale degli insegnanti sarà poi quello di una mediazione accompagnata da percorsi di educazione alla cittadinanza digitale per favorire “l’uso consapevole delle tecnologie”. Un altro elemento chiave è il potenziamento dell’educazione civica, che verrà rafforzata “in tutti gli ordini di scuola con un focus specifico sulla Costituzione, sulla legalità e sulla sostenibilità ambientale”. L’obiettivo ultimo, come si legge nel documento, sarebbe quello di formare cittadini “più consapevoli, in grado di interpretare criticamente la realtà sociale e politica in cui vivono”.

Donne e autodeterminazione

C’è un tema che emerge in queste Linee guida che riguarda “la scuola che educa alle relazioni“. Il passaggio dice: “Rispetto è, infine, oggi, l’obiettivo di un’educazione alle differenze di genere rafforzata con le nuove Linee guida dell’educazione civica”, si legge nel documento. “Questo tipo di educazione è qualcosa di più dell’alfabetizzazione emozionale: allena bambine e bambini a ‘capirsi’ nella complementarità delle rispettive differenze e sviluppa sani anticorpi di contrasto di quella triste patologia che è la violenza di genere. È necessario un profondo lavoro educativo da iniziare a scuola: un’educazione del cuore che crei occasioni didattiche di esperienza di sentimenti basilari come la fiducia, l’empatia, la tenerezza, l’incanto, la gentilezza. La letteratura, la musica, le arti, la scrittura autobiografica, il cinema, il teatro sono i grandi ‘alleati’ degli insegnanti per questo lavoro didattico che con le Nuove Indicazioni sarà diffuso in tutte le scuole”. Insomma, un passaggio che parla certo di fiducia, incanto e gentilezza, ma che non menziona ancora parole come “rispetto” o “cultura del consenso”.

All’interno c’è poi anche un altro breve passaggio dedicato all’autodeterminazione delle donne, che non sembra però tuttavia approfondire però ancora ampiamente la questione. La formulazione appare infatti abbastanza generica:

“In un mondo gravato da insicurezze e sospettosità che lambiscono i rapporti sociali e rendono complicata la comunicazione, oggi più che mai occorre promuovere fra gli studenti il senso profondo della bona fides, che anticamente costituiva il parametro per valutare la lealtà e l’onestà delle relazioni. E questo è anche il tempo in cui il diritto ad autodeterminarsi come donne, conquista del Novecento, possa finalmente giovarsi dell’impegno istituzionale alla costruzione di un nuovo patto fra i sessi da far fiorire con matura consapevolezza nelle aule delle scuole e, possibilmente, entro gli anni del primo ciclo di istruzione. La scuola è il contesto più adeguato per decostruire stereotipi e far capire che il sentimento dell’amore con/per l’altro da sé (inteso come prossimo nella sua lata accezione) è al centro della propria felicità”.

Sarà insomma, anche qui, necessario aspettare per comprendere come verrà concretamente affrontata la questione della libertà e dell’autonomia delle donne.

Disabilità e inclusione

Le linee guida pongono anche l’accento su un altro tema, quello dell’inclusione, ma esclusivamente in relazione alla disabilità: “A quasi cinquant’anni dall’entrata in vigore della L.517/1977 (che sancì l’accoglienza degli allievi con disabilità nelle scuole comuni del nostro Paese), la scuola è entrata in una nuova stagione che è anche l’esito di un processo di evoluzione culturale sul tema dell’approccio educativo al tema dei bisogni speciali che vede il nostro Paese all’avanguardia nel mondo. Non è un caso che proprio in Italia siano state poste le premesse, grazie ad indirizzi normativi illuminati, per l’avvio di esperienze didattiche focalizzate non più solo sulle forme metodologiche di compensazione dei ‘deficit’, ma sullo studio delle condizioni per rendere gli ambienti scolastici più inclusivi: ambienti da costruire secondo un disegno funzionale all’apprendimento di tutti gli
studenti (secondo il comeniano detto che è possibile insegnare tutto a tutti completamente). Il passaggio poi continua così: “L’idea di inclusione scolastica si basa sul riconoscimento della rilevanza della piena partecipazione alla vita scolastica da parte di tutti i soggetti, non solo portatori di una qualche forma di disabilità. (…) Tale estensione coincide con la visione di una progettualità che prescinde dalle disabilità certificate e che coinvolge la scuola a più livelli, secondo direzioni di senso volte a costruire le condizioni didattiche di realizzazione dell’inclusione scolastica. Il che significa, in sostanza, ridurre le spinte all’esclusione”.

Le nuove Linee guida rappresentano insomma un grande cambiamento nel panorama educativo italiano, ma il percorso per la loro attuazione non è ancora concluso. Prima di diventare definitive, le proposte verranno infatti sottoposte a un confronto con il mondo della scuola e con esperti del settore, per valutare eventuali modifiche e integrazioni. Il dibattito resta insomma ancora aperto, con opinioni contrastanti sia tra gli addetti ai lavori che nell’opinione pubblica. Da un lato, c’è chi vede in questa riforma un’opportunità per rafforzare le basi culturali delle nuove generazioni; dall’altro, alcuni sollevano dubbi sulla reale efficacia di questi cambiamenti e sulla loro compatibilità con le esigenze didattiche attuali.

Quel che è certo è che il Ministero intende proseguire su questa strada, nella convinzione che “un’istruzione più ancorata alla tradizione possa fornire agli studenti strumenti più solidi per affrontare le sfide del futuro”.

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.