Storie Web giovedì, Luglio 4
Notiziario

La tecnologia non è in bolla, gli utili delle aziende continuano a salire e qualunque paragone con la bolla delle dotcom scoppiata nel 2000 è improprio. Lo pensa Aurélien Duval di Dpam, Sgr che gestisce fondi d’investimento e mandati discrezionali per conto di clienti istituzionali, per un totale di 47,1 miliardi di euro.

Nonostante siano molti i temi importanti che possono indirizzare i mercati, continuano a essere le big tech a dettare le linee guida. Quanto durerà?

Durerà ancora, perché nonostante le varie sfide macroeconomiche e negli ultimi 18 mesi le Big Tech abbiano sovraperformato in modo significativo l’S&P 500, i loro utili continuano a crescere a un ritmo sostenuto superando costantemente le aspettative grazie a diversi fattori chiave, come la migrazione al cloud, la diffusione capillare dell’e-commerce e l’espansione della pubblicità digitale. Questi trend secolari sono stati accelerati dai recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale (Ia). Sempre più aziende stanno rivalutando i propri budget IT per sfruttare i vantaggi dell’Ia. Continuiamo a prevedere quindi una forte performance di queste società nel medio-lungo periodo.

IL TITOLO IN BORSA

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Che impatto potrebbe avere il dollaro forte sulle aziende tecnologiche? Quali sono le sue previsioni sul futuro andamento della valuta anche alla luce delle elezioni Usa?

Le influenze politiche sono molteplici e tutte binarie. Sembra troppo presto per dare un parere su un argomento così complesso, se non che non sarei positivo sul dollaro Usa se Trump diventasse presidente. Detto ciò, è impossibile dire chi vincerà le elezioni. Inoltre, assistiamo a una forte incertezza in Francia e un’ulteriore escalation della guerra in Ucraina potrebbe indebolire ancora l’euro. Anche la parità dei tassi d’interesse (Ue vs. Usa) giocherà un ruolo importante, data l’inflazione ostinatamente alta negli Usa (a parte l’ultimo dato Cpi). Possiamo aspettarci un dollaro relativamente più forte ma, alla luce di quanto detto sopra, non è possibile cercare di predire un tasso di cambio entro la fine dell’anno.

La mania per l’Ia è un’anticipazione di un’altra bolla?

Spesso vengono fatti paragoni con la bolla delle dotcom, tuttavia fatichiamo a trovare analogie con lo scenario attuale. Se nel 1999-2000 il mercato ha registrato multipli P/e astronomici, con titoli come Cisco che a un certo punto ha scambiato a 130x P/E, oggi Alphabet e Meta scambiano a 22x P/E, mentre Microsoft e Nvidia sono a 35x. Quel periodo richiedeva massicci investimenti hardware in un luogo specifico, mentre oggi un chip Nvidia Gpu acquistato da Microsoft o Amazon può essere fruito da un cliente in qualsiasi parte del mondo. Per non parlare del fatto che un numero significativo di aziende, nell’era delle dotcom, era finanziato con debito mentre oggi l’IA viene utilizzata soprattutto da aziende ricche di liquidità.

Quando ChatGpt ha catturato l’attenzione mondiale alla fine del 2022, ha dimostrato rapidamente l’immenso potenziale dell’Ia. Quanto il nuovo modello di linguaggio ha avuto un impatto per le aziende?

ChatGpt ha sicuramente liberato il potenziale dell’Ia. A distanza di un anno e mezzo, riteniamo che siano emerse molteplici applicazioni e siamo fermamente convinti che alcune rappresentino un’incredibile opportunità per le aziende e un modo eccellente per ottimizzare i costi. In Dpam abbiamo identificato due tipi di aziende “Ia”: Ia Enablers, le aziende che forniscono la tecnologia necessaria e cruciale alla base dei servizi o dei prodotti di Ia; Ia Adopters, quelle invece che forniscono servizi e prodotti di Ia agli utenti finali che ottengono così significativi aumenti di produttività. La leadership dell’Ia non si limita quindi solo alle aziende di software o di dati ma si espande anche al settore dei consumi.

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