C’è un drappello di imprese in Italia – circa il 7% del totale – che sovraperforma rispetto ai dati medi del manifatturiero sia per crescita di fatturato, sia per marginalità sia per valore aggiunto, trainando il Paese. Sono le aziende “Controvento”, nome scelto per l’Osservatorio creato nel 2018 da Nomisma, Crif e Cribis che nella sua sesta edizione – presentata ieri a Palazzo di Varignana, Bologna – si conferma essere un’utile bussola per orientarsi tra gli alti e bassi della congiuntura e per indirizzare la politica industriale.
Tra i settori top fa capolino la nautica
L’analisi di questo manipolo di eccellenze industriali – estratte da un campione di oltre 82mila società di capitali che hanno depositato i bilanci, rappresentative dell’85% dei ricavi della manifattura e del 64% degli occupati, selezionate senza discrimini di geografia, dimensioni, settori – conferma che sono packaging e cosmetica i due comparti con la più forte concentrazione di top-performers, da sempre. Con la discesa in campo in quest’ultima edizione (aggiornata ai bilanci 2023) della nautica, dell’automotive e anche di elettronica e biomedicale. Mentre le aziende che fanno apparecchiature elettriche, prodotti petroliferi, alimentari sono stabilmente assenti al consesso delle “Controvento”.
Nicchie ad alta innovazione e organizzazione
«Dall’osservazione delle realtà più resilienti emergono chiari fattori di successo, come una solida struttura organizzativa, una costante tensione all’innovazione, una gestione lungimirante del capitale umano e una strategia fondata su investimenti e sostenibilità – spiega Maurizio Marchesini, vicepresidente Confindustria, nonché presidente Nomisma -. Per questo resto ottimista, nonostante le difficoltà del quadro economico attuale, tra l’aumento dei costi energetici che spinge l’inflazione e le incertezze geopolitiche: in questo Paese abbiamo imprese straordinarie, anche in un settore come l’automotive, che operano in nicchie di mercato unendo innovazione e tradizione, in grado di sostenere e valorizzare la competitività dell’industria italiana nel mondo».
La quota controvento ferma al 7%
«C’è una costante che andrà studiata: l’incidenza delle imprese industriali che sovraperforma rispetto alla media manifatturiera e compone il cluster Controvento è stabilmente attorno al 7% del campione iniziale (5.814 imprese quest’anno su 82mila) – precisa Lucio Poma, capo economista di Nomisma –. Eppure, c’è un cambio completo di una di metà di queste ogni anno, sono le aziende new entry che chiamiamo debuttati. Solo 47 imprese sono invece rimaste ininterrottamente nella classifica Controvento in queste sei edizioni, pari allo 0,8% del totale, le cosiddette “star”». Dal 2018 al 2023 le “star” hanno praticamente raddoppiato l’Ebitda margin dal 19 al 37% (le aziende controvento sono passate in media dal 15 al 24% di Ebitda) e fanno 13 volte i fatturati delle “debuttanti”, a confermare l’eccezionale resilienza di chi resta abbarbicato al vertice della piramide. Mentre dal 2018 al 2023 è andata allargandosi sempre di più la distanza tra il gruppo controvento e le aziende non controvento, con le prime che si accaparrano quote sempre maggiori del fatturato complessivo. «Servono politiche industriali che spingano le aziende migliori a tirarsi dietro la filiera», avverte Poma.
L’eccellenza va da Nord-Est a Sud, bypassando Centro e Ovest
A livello territoriale, l’Emilia-Romagna ha la più alta incidenza di imprese “star” (20%) contro l’11% della Lombardia e il 7% del Veneto. Se è quasi scontato che il Nord-Est confermi fin da debutto dell’Osservatorio un’alta propensione controvento, in termine di incidenza dei ricavi di industrie eccellenti rispetto al resto delle imprese, la novità è il rafforzarsi di un fenomeno già emerso nelle ultime edizioni: la concentrazione di aziende top performer è via via sempre più spostata verso il Sud Italia, mentre il grande assente della classifica è il Centro-Ovest, dal Piemonte al Lazio, Liguria e Toscana incluse.