Crescono le presenze in carcere, crescono i suicidi e si aggravano molti dei problemi cronici del sistema penitenziario italiano. Un mondo troppo spesso invisibile. Tanto che uno dei passaggi del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è concentrato su questa questione, a partire dal suo volto più drammatico e inaccettabile. «L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili – ha sottolineato il Capo dello Stato nell’intervento a reti unificate -. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario». Mattarella ha posto l’accento sul «rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere».
L’apertura della Porta santa del Giubileo nel carcere romano di Rebibbia da parte di Papa Francesco ha riacceso il dibattito sul problema. È stato un gesto simbolico voluto fortemente del Pontefice per coinvolgere tutta la popolazione carceraria del mondo nel Giubileo della speranza.
Antigone: nel 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute
«Secondo Ristretti Orizzonti, dall’inizio del 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute – hanno sottolineato i volontari di Antigone -. Mai si era registrato un numero così alto, superando addirittura il tragico primato del 2022 che, con 84 casi, era stato fino ad ora l’anno con più suicidi in carcere di sempre. Oltre ai suicidi, il 2024 è stato in generale l’anno con il maggior numero di decessi. Se ne contano 243 da inizio gennaio». «In carcere non si respira – ha ricordato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – . Non respirano le persone detenute, oltre 62.000 (per 47.000 posti disponibili), numeri che non si registravano più dal 2013, cioè dai tempi della condanna della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo per i trattamenti inumani e degradanti generalizzati registrati nelle carceri italiane».
Al drammatico bilancio, spiega Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, «bisogna aggiungere 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita».
Il tasso dei suicidi
Oltre al numero in termini assoluti, un indicatore dell’ampiezza del fenomeno è il cosiddetto “tasso di suicidi”, ossia la relazione tra il numero dei decessi e la media delle persone detenute nel corso dell’anno. Nel 2023 con 70 suicidi questo tasso è pari a 12 casi ogni 10.000 persone, registrando – dopo il 2022 – il valore più alto dell’ultimo ventennio. Nell’attesa che vengano definiti i dati di tutto il 2024, considerato il numero di suicidi avvenuti nei primi mesi dell’anno, il valore – osserva Antigone – sembrerebbe destinato a crescere rispetto a quello del 2023.