Dopo la prima invasione di granchi blu partita nella primavera del 2023, i pescatori del Delta del Po ora si preparano alla terza ondata. Fedagripesca Confcooperative ha già lanciato l’allarme: le temperature calde delle acque hanno riattivato i granchi dal letargo con un mese di anticipo. «Se un anno fa si notava una media di 15-20 granchi piccoli quando venivano salpate le reti, oggi se ne contano almeno una settantina», spiega Mattia Lanzoni esperto di granchi blu dell’Università di Ferrara.
Nel Delta del Po, epicentro dell’emergenza granchio blu, sono oltre 3.200 i pescatori direttamente coinvolti nell’allevamento delle vongole; altrettante persone lavorano nelle strutture a terra e nei servizi necessari al funzionamento di un comparto che vale alla produzione almeno 200 milioni di euro all’anno. L’invasione del granchio blu ha di fatto messo a rischio uno dei principali poli di eccellenza europei per la produzione di vongole veraci. L’intera economia del territorio, con le tante famiglie che vivono di questo, ha subito una forte battuta di arresto. Ma ad essere minacciato è anche il settore turistico e l’intero ecosistema, che rischia di essere modificato profondamente.
La presenza del granchio blu nelle nostre acque è stata segnalata da tempo, ma all’inizio si trattava di un numero contenuto di esemplari, senza problemi particolari per il settore della pesca. Dalla primavera scorsa invece le presenze sono aumentate notevolmente, tanto da poter parlare di vera e propria calamità. Soltanto tra l’estate scorsa e l’autunno le perdite per il comparto, che ha visto andare in fumo il 70% della produzione di vongole, hanno superato i 100milioni di euro. Se non ci sarà un contenimento importante di questa specie aliena, sostiene Fedagripesca Confcooperative, nei prossimi cinque anni i danni diretti e indiretti prodotti dalla predazione potrebbero ammontare a un miliardo di euro.
Così, mentre i pescatori attendono l’avvio del piano ministeriale per il contenimento del granchio blu con campagne mirate al prelievo e alla protezione degli allevamenti, si studiano altre possibili soluzioni, come per esempio incrementare nei mari la presenza dei potenziali predatori del granchio: l’angullia, l’orata e la spigola. «Per affrontare il problema del granchio blu è possibile ricorrere inoltre ad alcuni strumenti di finanziamento europei come Horizon e Life», ha ricordato il commissario Ue alla Pesca, Costas Kadis, durante la sua visita a Roma di giovedì 13 marzo. «In alcuni Paesi europei – ha ricordato ancora il commissario – si sta cercando di contrastarne la diffusione anche includendo il granchio blu nelle abitudini di consumo».
Non c’è però solo il granchio blu, ad aver colonizzato i mari italiani negli ultimi anni. Dal pesce scorpione alla triglia tropicale, fino al pesce palla maculato, sono quasi un centinaio le specie aliene che hanno preso d’assalto il Mediterraneo, con un grave impatto non solo sulla biodiversita ma anche sull’economia e la salute dell’uomo. A ricordarlo è la Coldiretti, che calcola che a causa dei cambiamenti climatici il numero di specie esotiche terrestri e marine introdotte ogni anno nel nostro Paese è quintuplicato, passando da una media di 6 negli anni Settanta alle oltre 30 dell’ultimo decennio. In cima alle preoccupazioni dell’associazione c’è naturalmente il granchio blu, che ha quasi del tutto azzerato la produzione di vongole sia nel Veneto che in Emilia Romagna. La stessa sorte è stata riservata agli allevamenti di cozze, in particolare quelli della Dop di Scardovari . Per difendere le produzioni le imprese ittiche sono state costrette a investire in attrezzature spesso molto costose, con reti a maglie adatte a proteggere gli impianti, ma l’assedio dei predatori non si è fermato. Molti dipendenti di cooperative e consorzi sono stati posti in cassa integrazione, mentre i lavoratori delle ditte individuali non possono usufruire di alcun sostegno.