La logistica produce più dell’8% del Pil, ma sconta ancora un alto tasso di infortuni sul lavoro e di emissioni nocive. Tutta la filiera però si sta organizzando sul fronte della sostenibilità con l’80% delle aziende che acquistano servizi di logistica impegnati in progetti di transizione ambientale e un buon 57% di operatori logistici attrezzati su quattro tecnologie anti-inquinamento mentre è ancora in salita l’allineamento sulla sostenibilità sociale e di governance. Ma le nuove norme europee del pacchetto Omnibus mettono a rischio il megatrend verso gli Esg in particolare per le Pmi. E’ questo il focus centrale del convegno promosso da Economia Pulita nella sede romana del Parlamento Europeo che ha riunito imprese della filiera della logistica e istituzioni per chiedere chiarimenti sull’evoluzione delle normative nazionali ed europee in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance.
“Occorre decongestionare le strade per fare opere terrestre puntando sull’ ammodernamento della logistica – ha detto il viceministro Rixi -. Per questo il Pnrr non è sufficiente, occorre avere una visione almeno decennale con investimenti che si avvicinano a 300 miliardi”. Secondo gli organizzatori “le modifiche proposte nel pacchetto Omnibus alla direttiva Csrd, quella che prescrive a una più ampia platea di imprese di redigere una rendicontazione di sostenibilità, rendono più incerto l’attuale quadro normativo e potrebbero compromettere il percorso virtuoso di tutte le filiere industriali, compresa quella della logistica”. “In un contesto industriale e finanziario di estrema fragilità ed incertezza – afferma Alessandro Servadei, presidente diEconomia Pulita – la politica europea ed italiana sostenga un percorso lineare delle imprese verso la sostenibilità, evitando di passare da stringenti obblighi e tempi non compatibili con le Pmi italiane, ad un rinvio incerto, con il rischio di inutili costi in capo alle imprese che avevano già iniziato un percorso di compliance”.
“Il settore della logistica e del trasporto merci in Italia vale circa 135 miliardi di euro l’anno con un’incidenza sul Pil nazionale dell’8,2%. Ma nel settore si verifica il 17% di tutti gli infortuni mortali sul lavoro, la produzione di un terzo dei gas climalteranti emessi dai trasporti e quasi metà degli ossidi di azoto e delle polveri sottili addebitate al solo trasporto su strada. Bastano questi numeri – ha evidenziato Antonello Fontanili, direttore di Uniontrasporti – a definire l’urgenza di proseguire con più vigore il percorso verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale con obiettivi rendicontati e certificati in maniera trasparente”. E’ quindi necessario, sottolinea il coordinatore scientifico di Economia pulita Francesco Montanari che il processo verso la sostenibilità (non solo ambientale) deve proseguire, gestendo in modo altamente professionale l’attuale complessità per cogliere le opportunità del nuovo megatrend Esg.