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Notiziario

I gatti liberi che si sono stabiliti all’intero di un condominio sono in pericolo e «il Comune si disinteressa di loro». Lo denuncia alla nostra redazione Alessio Patriarca, delle Guardie zoofile Accademia Kronos sezione Roma Sud.

Siamo a Zagarolo, Comune alle porte di Roma guidato dalla sindaca Emanuela Panzironi. Qui si trovano circa 14 gatti che però non possono più restare nel condominio nel quale si sono stabiliti. «Chiediamo un terreno per spostarli, oppure una struttura nella quale possano vivere in sicurezza». I gatti, secondo il volontario, non sono ben accetti agli inquilini del condominio: «Siamo intervenuti dopo una segnalazione in cui si diceva che erano in pericolo perché minacciati», spiega Patriarca.

Da quel momento sono iniziate una serie di interlocuzioni con gli inquilini per permettere ai gatti di restare come colonia felina, ma non c’è stato nulla da fare. Le colonie feline sono gruppi di gatti che vivono in libertà in un determinato territorio, sempre sotto controllo sanitario e con la collaborazione di enti e associazioni protezioniste che agiscono d’intesa con le Asl. Le colonie feline possono essere create all’interno dei condomini ma in quello di Zagarolo mancano le premesse: «Purtroppo temiamo che i gatti qui siano in pericolo».

L’incontro con la Sindaca per cercare una nuova area dove spostarli però non ha dato l’esito sperato: «Chiediamo che ci mettano a disposizione un piccolo terreno per i gatti, poi penseremo a tutto noi: cibo e spese veterinarie. Oppure che vengano spostati in una struttura idonea, dato che si tratta di animali abituati a stare in casa e molti sono malati. Ma ci è stato risposto che i gatti non sono responsabilità del Sindaco e che non si poteva fare nulla perché non ci sono gli spazi».

«Da anni sono su questo territorio come guardia zoofila, e purtroppo ho riscontrato più volte che questa amministrazione non è sensibile al tema della protezione animale», è l’amara considerazione di Patriarca.

Abbiamo raggiunto la garante dei diritti degli animali di Roma Patrizia Prestipino che, pur non avendo competenza sul territorio di un altro Comune, evidenzia la gravità di quanto dichiarato dai volontari: «I gatti sono patrimonio bioculturale del Comune, e questo un Sindaco lo sa, e lo deve sapere. Lo dice la legge».

Chi sono i gatti di Zagarolo

I gatti di Zagarolo in origine erano di due donne che abitavano nel condominio davanti a quello attuale. Quando a  marzo 2023 le donne sono state sfrattate anche le decine di gatti che si trovavano in casa sono stati costretti a uscire, e hanno finito per stabilirsi nel condominio di fronte a quello nel quale vivevano.

Le donne secondo i volontari che si sono occupati della vicenda sin dalle origini erano due accumulatrici. L’animal hoarding si caratterizza per la raccolta compulsiva di un grande numero di animali e per l’incapacità di fornire loro standard minimi di nutrizione, igiene e cure veterinarie. Anche i gatti di Zagarolo si trovavano in pessime condizioni: molti di loro sono positivi sia alla Felv che alla Fiv, due malattie virali molto comuni tra i felini che se non curate possono condurre alla morte.

Proprio in considerazione del loro stato di salute e della loro storia, i gatti di Zagarolo hanno subito attirato l’attenzione dei volontari per la tutela degli animali della zona, e nonostante le difficoltà sono stati accuditi e sterilizzati. Tra i primi a interessarsi a loro c’è stato Antonio Prencipe, che immediatamente però si è scontrato con il malumore dei condomini: «Non vogliono i gatti lì e più volte hanno intimato me e altri volontari di non dare loro da mangiare in modo da indurli ad andare via», ci ha riferito.

Proprio il clamore mediatico sollevato da Prencipe sui media aveva spinto l’amministrazione comunale a intervenire. Ora che però i riflettori sui gatti di Zagarolo si sono spenti il Comune ha fatto un passo indietro: «Durante un incontro con l’amministrazione, a cui era presente anche la Sindaca, ci è stato detto che solo i cani sono responsabilità del Sindaco, non i gatti, e per questo non potevano fare nulla», racconta il volontario.

Cosa dice la legge sui gatti liberi

La legge però non lascia spazio a dubbi: sia i cani che i gatti senza riferimento umano sono responsabilità del Comune e del Sindaco. A stabilirlo è la legge quadro in materia di randagismo, la 281 del 1991, che stabilisce le linee guida per la gestione dei cani e dei gatti che si trovano sul territorio in stato di libertà. La legge regola tutta la materia che riguarda il randagismo degli «animali di affezione», e in questa definizione rientrano a pieno titolo anche i gatti.

I gatti sono esplicitamente citati in più articoli, tra cui: «I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo». E si legge ancora: «Gli enti e le associazioni protezioniste possono, d’intesa con le unità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza». E il Comune è anche responsabile delle strutture deputate alla loro accoglienza, analogamente a quanto avviene per i cani.

La legge quadro pur fornendo le linee d’indirizzo delega agli Enti Locali la gestione del fenomeno. Il Comune può gestire i suoi gatti liberi autonomamente, ma non c’è dubbio sulla sua responsabilità di intervenire in tal senso.

«Non possono lavarsene le mani dicendo che non è compito loro. Non so se mi preoccuperebbe di più sapere che non hanno un minimo di interesse, o che ignorano la legge», conclude Alessio Patriarca.

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