Un’Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee, con sede a Roma e competenze trasversali, alle dipendenze, dal punto di vista funzionale, della Presidenza del Consiglio dei ministri. E con la missione di definire le misure necessarie a garantire la sicurezza fisica delle strutture subacquee nelle zone marittime sottoposte alla giurisdizione nazionale e, «limitatamente a quelle di interesse nazionale appartenenti a soggetti di nazionalità italiana», anche nell’alto mare.
E nuove regole d’ingaggio per la Marina militare italiana, attraverso alcune modifiche al codice dell’ordinamento militare (dlgs 66/2010). In sostanza, per quanto riguarda la protezione dell’infrastruttura subacquea nazionale mediante l’uso della forza, viene previsto che «ferme restando le competenze del Corpo della Guardia di finanza, la Marina Militare può ordinare ed eseguire l’ingaggio, la disabilitazione, la distruzione, il sequestro o il dirottamento in un porto dello Stato di qualsiasi mezzo intento alla distruzione, danneggiamento o manomissione di conduttore e cavi sottomarini che approdono nel territorio nazionale o sono di interesse nazionale secondo la normativa vigente».
Sono alcune delle novità introdotte dal disegno di legge numero 1462 (”disposizioni in materia di sicurezza delle attività subacquee”), di 35 articoli, depositato al Senato lo scorso 15 aprile dal presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e dal ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Musumeci. Dopo il via libera da parte del Governo di una bozza, ora il testo è giunto a Palazzo Madama. Sotto la lente il cosiddetto “underwater”: interviene sull’accesso agli spazi subacquei, la protezione delle infrastrutture subacquee di interesse, energetiche e di comunicazione, sulla regolamentazione dei mezzi sottomarini e dei lavori subacquei.
Presidenza del Consiglio responsabile delle politiche della dimensione subacquea
Tra le soluzioni previste, una ha carattere sostanziale, soprattutto sul piano politico. Il disegno di legge di iniziativa governativa che dovrà ottenere il via libera del parlamento attribuisce infatti alla Presidenza del consiglio la responsabilità generale delle politiche della dimensione subacquea, al pari di quanto avviene per le politiche dello spazio.
Il 49% del gas che entra in Italia transita attraverso gasdotti sottomarini
L’ambiente subacqueo sta infatti acquisendo una rilevanza crescente per la presenza di importanti infrastrutture di valenza strategica, in comparti quali quello energetico – gasdotti, oleodotti, elettrodotti – quello della comunicazione – cavi in fibra ottica che abilitano il 99% del traffico dati globale – dell’estrattivo e dello stoccaggio di anidride carbonica. Il Mediterraneo costituisce un importante crocevia d’infrastrutture critiche internazionali e nazionali. L’Italia, viene sottolineato nella relazione illustrativa al provvedimento, dipende dalle importazioni per oltre il 96% del gas consumato, corrispondenti a circa 70 miliardi di metri cubi annui, a fronte di una produzione nazionale approssimata in 3 miliardi di metri cubi. Allo stato attuale, circa il 49% del gas che entra in Italia transita attraverso gasdotti sottomarini, ripartiti rispettivamente al 32% dal TransMed, il quale trasporta circa 22,4 miliardi di metri cubi, al 13% dal TAP, con un volume di circa 9,1 miliardi di metri cubi di gas annui ed al 4% dal GreenStream, con circa 2,8 miliardi di metri cubi.