Storie Web venerdì, Giugno 28
Notiziario

Con il decreto del 30 aprile 2024 approvato dal Consiglio dei Ministri si è compiuto l’ultimo atto del riaccentramento della politica di coesione, definitivamente attratta all’interno del metodo Pnrr. Coesione e Pnrr hanno due sistemi di governance diversi: un approccio dal basso (place-based) con un protagonismo locale e regionale nella coesione e un approccio centralista dall’alto per il Pnrr. Il processo di riforma della politica di coesione in Italia si era avviato con l’approvazione del decreto Pnrr (Dl 13/2023) che aboliva l’Agenzia della coesione territoriale. A seguire, un passaggio essenziale è stato il Decreto Sud (Dl 124/2023), che ha riformato il Fondo Sviluppo e Coesione e le Zone Economiche Speciali. Con la riforma del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc) è stato introdotto lo strumento dell’Accordo per la coesione. Gli accordi, firmati in ciascuna Regione dalla Presidente del Consiglio e dal Presidente della Regione, rappresentano lo strumento indispensabile per sbloccare l’assegnazione alle amministrazioni regionali delle risorse Fsc. Mentre in precedenza l’utilizzo di tali risorse avveniva in un maggior spazio di autonomia programmatica e gestionale da parte dei governi locali e regionali nell’attuale modello si rileva un notevole rafforzamento e accentramento della funzione di coordinamento e controllo attuativo.

Altrettanto paradigmatica è la riforma della Zone Economiche Speciali (Zes). Le otto Zes, attive dal 2021, erano concentrate nelle regioni del Sud e legate alle infrastrutture portuali, con un ruolo di incentivo agli investimenti locali e di attrazione di capitali esteri. A seguito della riforma sono state raggruppate in una Zona Unica, che copre l’intero territorio del Mezzogiorno. Dal coordinamento di un Commissario straordinario per ciascuna Zes, si è passati ad una Cabina di Regia centrale e alla creazione di una Struttura di Missione con responsabilità di indirizzo, coordinamento e monitoraggio, con a capo il Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione
e il Pnrr, che opererà seguendo il Piano Strategico triennale in coerenza con la politica industriale nazionale e il Pnrr.

L’ultimo atto è contenuto nel decreto del 30 aprile, che riforma la politica di coesione. Anche in questo caso viene introdotta una Cabina di regia al fine di: 1. assicurare il coordinamento tra gli interventi finanziati dallo Stato e quelli delle Regioni; 2. assicurare la coerenza degli interventi finanziati dalla coesione e dal Pnrr; 3. identificare le priorità della piattaforma Step da sostenere con il concorso della politica di coesione. Il punto 3 merita attenzione. La Step – Strategic Technologies for Europe Platform – è uno strumento europeo nato per attrarre fondi di investimento verso le tecnologie emergenti critiche nei settori digitale, tecnologie pulite e biotecnologie. Il Decreto stabilisce che parte dei fondi per investire nella piattaforma Step possa provenire da una riprogrammazione delle risorse della politica di coesione, ossia dirottando parte dei fondi per la coesione per finanziare la politica industriale strategica.

Il filo rosso che lega la sequenza di atti è il maggiore coordinamento tra gli interventi finanziati dalla politica di coesione, quelli del Pnrr
e della politica industriale; l’esito è un riaccentramento della governance della coesione, verso il modello Pnrr.

Funzionerà? Il riaccentramento di per sé non è garanzia di maggiore efficienza ed efficacia. Innanzitutto c’è un problema di conflitto degli obiettivi: riduzione delle disparità territoriali e coesione sociale per la coesione; migliore competitività e autonomia nelle filiere strategiche per il Pnrr e la politica industriale. Come questi obiettivi diversi verranno contemperati non è ancora chiaro. Un secondo tema è il rischio di una bulimia amministrativa in capo ai Ministeri che dovranno condurre e coordinare le varie politiche, che deve essere adeguatamente gestita. Infine, è fondamentale che prevalga un’ottica ispirata al principio di leale collaborazione in Stato e Regioni collaborano fattivamente, perché il ruolo dei governi locali e regionali resta cruciale nell’attuazione degli interventi di policy.

Per saperne di più / I Fondi Europei per città più sostenibili

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