Storie Web venerdì, Giugno 28
Notiziario

“Io non considero mai chiuso nulla, sono stata sempre aperta al dialogo”, ha dichiarato la ministra per le Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Casellati, aprendo alla possibilità che il testo del premierato venga modificato. Casellati è intervenuta anche sul nodo legato alla legge elettorale: “La sto studiando e sarà pronta in autunno. Il vero problema ci sarebbe stato se l’avessi elaborata prima del premierato perché avremmo avuto una riforma con dei paletti rigidi rispetto a eventuali cambiamenti”, ha dichiarato.

Circa una settimana fa, martedì 18 giugno 2024, il Senato ha approvato la riforma costituzionale nota come “premierato”. Si tratta di un pacchetto di modifiche che rivoluzionerebbe l’assetto costituzionale del nostro Paese, a cominciare dal fatto che il presidente del Consiglio non sarebbe più espresso dal Parlamento ma eletto direttamente dai cittadini. La riforma è molto contestata dalle opposizioni, che il giorno dell’approvazione in Senato sono scese in piazza per mostrare il loro dissenso nei confronti del premierato – così come della legge sull’autonomia differenziata. A fronte delle numerose critiche, la ministra per le Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Casellati ha aperto le porte a una possibile revisione del testo votato a Palazzo Madama: “Il testo della riforma non è chiuso – ha dichiarato a Radio24 – Io non considero mai chiuso nulla. Sono stata sempre aperta al dialogo. L’importante è che ci sia una condivisione che porti ad un punto di caduta, per chiudere un testo insieme. Ma questo non significa che io debba scrivere un testo sotto dettatura. La chiusura finora c’è stata da parte dell’opposizione, che ha alzato barriere ideologiche e detto ‘no’ a prescindere”.

Cosa succederebbe se il testo del premierato venisse modificato

Essendo una legge di revisione costituzionale, il premierato deve essere approvato con un processo di legge “rafforzato”, che prevede due deliberazioni da parte di entrambe le Camere (così come disciplina l’art. 138 della Costituzione). In altre parole: l’approvazione del Senato dello scorso 18 giugno è stato solo il primo di quattro step. Per l’approvazione definitiva, il disegno di legge deve essere approvato dalla Camera, poi di nuovo dal Senato e infine a Montecitorio per l’ultima volta: si tratta di un percorso molto lungo (tra le prime due liberazioni e le ultime due, secondo l’art. 138 Cost., deve passare un “intervallo non minore di tre mesi”).

La ministra Casellati ha tenuto a precisare che il testo della riforma può essere modificato solo di fronte a proposte “serie e non ostruzionistiche” da parte dell’opposizione. Questa apertura fatta da Casellati non ha al momento ricevuto conferme da altri membri della maggioranza, ma ottenere un accordo su un testo diverso con un numero significativo di esponenti dell’opposizione aiuterebbe a ridurre il rischio che per l’approvazione del premierato si riveli necessario un referendum. Ogni riforma costituzionale, infatti, deve essere approvata – nelle ultime due letture – dai due terzi dei membri di ciascuna Camera: in caso di approvazione con maggioranza semplice, è possibile chiedere il referendum – e le opposizioni hanno già annunciato che lo faranno. Martedì scorso, il testo è passato con 109 voti favorevoli: la soglia per la maggioranza dei due terzi (dei componenti) al Senato è invece fissata a 134 senatori.

Cosa c’è nel testo della riforma sul Premierato approvata al Senato e quali sono le novità

Il nodo della legge elettorale, Casellati: “Sarà pronta in autunno”

La questione su cui gran parte dell’opposizione – e dei costituzionalisti – ha incentrato le critiche principali al premierato, riguarda la legge elettorale. Nel testo approvato in prima lettura dal Senato, mancano infatti i criteri che definiranno l’elezione del premier. Si stabilisce che il prossimo presidente del Consiglio verrà eletto dai cittadini, ma non viene chiarito come. L’unico riferimento che viene fatto nel testo prevede “un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio”. Tradotto: l’idea del governo è approvare in futuro una legge che assegnerà il 55% dei seggi alla lista vincitrice.

La ministra Casellati ha rifiutato l’idea che l’approvazione di una riforma costituzionale senza che si conosca la legge elettorale sia un problema. “Il vulnus ci sarebbe stato se l’avessi elaborata prima – ha dichiarato – perché avremmo avuto una riforma con dei paletti rigidi rispetto a eventuali cambiamenti”. Poi ha informato di star preparando una legge elettorale che sarà pronta in autunno e che sicuramente prevederà una soglia minima: “Ma non faccio anticipazioni perché sarà oggetto di un articolato confronto e non posso manifestare quella che sarebbe esclusivamente una mia idea”. La ministra non si è sbilanciata sulla struttura della legge, né sull’eventualità che sia previsto o meno un ballottaggio per eleggere il premier.

Sul punto è arrivata la risposta del capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra Peppe De Cristofaro, che ha dichiarato: “Governo e maggioranza hanno prima stravolto la Costituzione con l’elezione diretta del presidente del Consiglio da parte dei cittadini, e poi con calma ora stanno decidendo con quale legge elettorale lo si eleggerà. Le carte andavano scoperte prima”.

L’idea originaria di Fratelli d’Italia, nella campagna elettorale che ha portato alla vittoria di Giorgia Meloni, non era però il premierato, come ha ammesso la stessa Casellati. “Avremmo preferito un semipresidenzialismo alla francese, come abbiamo dichiarato nel nostro programma votato dagli elettori. Del resto faceva parte anche della tradizione del Partito Democratico”. Sul perché il progetto originario sia naufragato, Casellati dà di nuovo la colpa all’opposizione: “Ho virato verso il premierato – ha spiegato – proprio per cercare un punto di caduta e fare una riforma condivisa da tutti”.

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