Storie Web mercoledì, Ottobre 15
Notiziario

All’indomani della batosta elettorale in Toscana, con la Lega sotto il 5%, sono in pochi nel Carroccio a essere solidali con il generale Vannacci, dominus della campagna elettorale e della composizione delle liste. A lui è imputata la percentuale flop, causata secondo molti dall’estromissione di colleghi di partito con più anzianità di servizio e radicamento sul territorio, come l’europarlamentare Susanna Ceccardi. I malumori sono più forti soprattutto tra i dirigenti della vecchia guardia legati alle battaglie autonomiste e federaliste. Anche se si evitano stoccate pubbliche. Tra i pochi a esporsi in una analisi del voto il segretario lombardo, Massimiliano Romeo, che senza citare l’ex generale si limita ad osservare che «va bene il contributo di chi può dare un valore aggiunto, ma se si perde l’identità, il territorio e la militanza non ci si può meravigliare del calo di fiducia». A tre anni dalle elezioni politiche la Lega continua a girare insomma attorno al problema irrisolto: partito regionale fondato su istanze autonomiste e rappresentanza dei territori o partito nazionale a forte componente ideologica di destra.

Vannacci: avanti ancora più determinati

Vannacci, espressione della seconda linea, non accenna ad autocritiche, anzi rilancia: «Chi non ha votato poi non si lamenti», dice tranchant, assicurando che il calo dei consensi non è che «un punto di partenza» e aggiungendo che «noi non perdiamo mai, o vinciamo o impariamo». Nessuna intenzione, insomma, di arretrare: «Chi pensa che io mi fermi non mi conosce, chi pensa che mi scoraggi sbaglia». Ora anzi si va avanti «ancora più determinati».

La campagna di Stefani in Veneto

Chi invece è senz’altro espressione delle istanze autonomiste e territoriali è Alberto Stefani, il candidato a succedere a Luca Zaia, che sta sta preparando la campagna elettorale per la sua corsa a Palazzo Balbi. E a mezza bocca sono in molti nel Carroccio a tirare un sospiro di sollievo per il fatto che l’ex generale non abbia un ruolo anche nella campagna elettorale nella terra del Doge. Questa sera Stefani inaugura la campagna elettorale dal Gran Teatro Geox di Padova. Accanto a lui sul palco, oltre a Matteo Salvini (cha a Vannacci ha dato ruolo e spazio in Toscana), prenderà la parola anche il governatore uscente, arrivato alle battute finali dei suoi 15 anni consecutivi alla guida del Veneto.

L’irritazione di Zaia

Zaia non ha affatto gradito il veto prima sulla sua lista e poi sul suo nome nel simbolo del Carroccio (veto quest’ultimo posto soprattutto da Fratelli d’’Italia per scongiurare un’impennata di consensi del Carroccio in una regione dove Fdi è diventato primo partito alle politiche e alle europee). E ci si aspetta che stasera chiarisca il senso della sua frase sibillina: «Se sono un problema vedrò di renderlo reale, il problema. Cercherò di organizzarmi in maniera tale da rappresentare fino in fondo i veneti». Anche se sul territorio i leghisti sono convinti che alla fine sarà il capolista in tutte le circoscrizioni. A Padova si attendono circa 2000 persone. E oltre alla conta dei presenti si farà anche quella degli assenti, visto che sono attesi “rappresentanti della coalizione di centrodestra” – ma i big locali hanno già detto di avere altri impegni – dopo la lunga e complicata gestazione per la scelta del candidato, conteso tra le rivendicazioni di continuità del buongoverno dei leghisti e i numeri del consenso registrato da Fratelli d’Italia alle politiche e pure alle europee.

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