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Notiziario

I prodotti alimentari di qualità Dop e Igp sempre più un fattore del made in Italy agroalimentare. Il valore della produzione a marchio Ig ha toccato quota 20,7 miliardi di euro (+3,5% in un anno e +25% dal 2019) mentre l’export ha superato la soglia dei 12,3 miliardi (+8,2%). Valori equamente distribuiti tra i due grandi aggregati cibo e vino. Ma soprattutto la “filiera della qualità” resta un pilastro in grado di garantire valore sui territori grazie 184mila operatori e ben 864mila addetti. Sono i principali risultati, relativi all’anno 2024, del 23esimo Rapporto Ismea-Qualivita sulla Dop economy presentato ieri a Roma.

Il bilancio sul numero di specialità tutelate vede l’Italia saldamente leader in Europa con 897 riconoscimenti (+6 nel 2025 +62 in dieci anni) distribuiti tra vino (530), cibo (331) e spirits (36).

In attesa dell’effetto dazi

I dati, va chiarito, non riportano ancora l’effetto dei dazi Usa sulle filiere. Effetto molto temuto dai produttori visto che il 22% delle Dop e Igp italiane è spedito negli Stati Uniti. Secondo un sondaggio effettuato da Origin Italia (l’associazione dei consorzi di tutela), a ottobre 2025 è emerso che il 48% delle filiere ha avvertito l’effetto negativo dei dazi Usa e che il 61% dei Consorzi ha avviato strategie di diversificazione dei mercati.

Modello che cresce anche fuori Europa

«La Dop economy – ha spiegato Fabio Del Bravo di Ismea – è inoltre un modello che si sta diffondendo anche fuori dall’Europa (13 nuovi brand extra Ue nel 2025 e 80 negli ultimi dieci anni). Sono ormai 24 i Paesi al mondo che hanno almeno un riconoscimento». «E questo pone anche nuovi problemi – ha aggiunto il direttore di Qualivita, Mauro Rosati – la Turchia, ad esempio, ha presentato 200 domande di nuove registrazioni, 43 delle quali accolte, il tutto senza alcuna garanzia di certificazione e controllo. Occorrerebbe più cautela».

I comparti al top

Tra i singoli comparti del cibo Dop, Igp e Stg le performance migliori sono venute da formaggi (+10,5% in valore), ortofrutta (+6%), aceti balsamici (+7,9%), paste alimentari (+11%) e carni fresche (+4,3%). Senza dimenticare il vero e proprio exploit degli oli di oliva (+46,9%) grazie all’incremento della produzione certificata e al vero e proprio boom dei prezzi registrato nel 2024.

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