L’idea di attivare il Palazzo di Vetro per l’operazione è al momento l’unica davvero percorribile. Si tratta della sola ipotesi nei confronti della quale Mosca non ha chiuso le porte. Una simile iniziativa, infatti, non può prescindere da un via libera ufficiale della Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Non avrebbe, inoltre, un cappello diplomatico e militare né della Nato, né dell’Ue.
La quattro linee di interposizione
L’ipotesi che sta avanzando per delineare l’operazione comprende quattro linee di interposizione. Nella zona demilitarizzata all’interno dell’Ucraina – ovvero quella che è stato maggiormente sotto attacco – ci sarebbero i caschi blu di Paesi non europei membri dell’Onu. L’obiettivo sarebbe quello di proteggere città porti, infrastrutture nel Paese. La seconda linea sarebbe occupata dalle forze ucraine. Il terzo anello sarebbe invece composto dai contingenti della Coalizione dei volenterosi, a trazione europea. Il contingente potrebbe essere schierato all’interno dell’Ucraina ma anche all’esterno, al confine con il Paese, magari con compiti di sorveglianza aerea. Il backstop americano servirebbe come ultima garanzia sia agli ucraini che agli europei.
La consistenza del contingente in campo, secondo le indiscrezioni circolate in queste ore, sarebbe di ventimila militari, diecimila in meno, quindi, da quelli ipotizzati alcune settimane fa da Londra e Parigi. Punto chiave è quello della difesa aerea a tutela dei cieli ucraini. La Multinational Force Ukraine potrebbe anche includere una task force ad hoc per la sicurezza della navigazione del Mar Nero. Ogni aspetto andrebbe comunque elaborato con accuratezza. Anche nella forma semantica: nelle cancellerie occidentali, in merito all’operazione di peacekeeping, nelle ultime ore non si parla più di garanzie di sicurezza (security guarantees) ma di dispositivi di sicurezza (security arrangements).
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