Storie Web lunedì, Maggio 20
Notiziario

Se approvata anche in Senato, la legge porterebbe alla chiusura di centinaia di luoghi di culto nati in spazi come negozi, garage e capannoni. Il ddl sarebbe applicabile ad altre religioni.

È arrivato ieri alla Camera dei Deputati il primo sì al progetto di legge che prevede una stretta sulle moschee nate in luoghi considerati “non idonei”. La legge, il cui primo firmatario è il capogruppo alla camera di Fratelli d’Italia Tommaso Foti, punta in particolare a impedire che nascano luoghi di culto islamico in sedi del terzo settore. Soprattutto, l’obiettivo è che non nascano in luoghi destinati inizialmente ad altro. Si tratterebbe, secondo lo stesso Foti, di “un freno alle situazioni di abusivismo che hanno permesso di utilizzare garage, capannoni, magazzini, per finalità diverse da quelle proprie”. Approvata con 135 voti favorevoli e 112 contrari tra le proteste delle opposizioni, la legge passerà al Senato.

Cosa prevede la legge

La legge proposta da Fratelli d’Italia andrebbe a modificare il Testo unico che regola il Terzo settore, ovvero il mondo del volontariato. Attualmente, infatti, le associazioni di promozione sociale possono avere una sede praticamente ovunque, anche in spazi pensati per essere abitazioni o negozi: la burocrazia, quindi, è minima per le associazioni, che possono trovare una sede senza curarsi dell’utilizzo urbanistico originario.

Il ddl interviene sull’articolo 71 del codice del Testo Unico: la procedura agevolata per il cambio di destinazione d’uso degli immobili del terzo settore non si applicherebbe più alle sedi e ai locali “utilizzati esclusivamente o prevalentemente dagli enti per attività di culto, che non rispettino gli standard di sicurezza e accessibilità, definiti, anche tenendo conto dell’impatto delle attività sul tessuto urbano circostante” da un decreto da varare entro 120 giorni.

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Con la nuove legge, se approvata dal Senato, la procedura agevolata non sarebbe più valida per le associazioni che “svolgono anche occasionalmente attività di culto di confessioni religiose i cui rapporti con lo Stato non sono regolati sulla base di intese”. L’intesa è un accordo tra Stato italiano e confessioni religiose, volto a equiparare sul piano formale una religione al cattolicesimo, i cui rapporti con lo Stato sono regolati dai Patti Lateranensi. L’Islam è la più importante religione praticata nel Paese a non avere intese con lo Stato italiano, al contrario per esempio di ebraismo, induismo, buddhismo e altre confessioni cristiane non cattoliche (come Chiesa ortodossa, Chiesa valdese e persino la Chiesa d’Inghilterra). Dunque, nonostante trattative per un’intesa tra comunità islamiche e Stato italiano siano da tempo in corso presso il ministero dell’Interno, la legge anti-moschee se approvata porterebbe alla chiusura di centinaia di luoghi di culto.

Le opposizioni si sono dichiarate contrarie in blocco. “Ma quale idea di società avete? – ha commentato Ouidad Bakkali, deputata del Partito Democratico – Noi continueremo a lavorare per tenere aperta la porta della laicità dello Stato”. Secondo il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, la legge è una “dichiarazione di vera e propria ostilità nei confronti della comunità musulmana italiana, composta per la stragrande maggioranza da cittadini italiani. È un atto ostile nei confronti della Costituzione – ha aggiunto – che con l’articolo 19 sancisce la libertà di culto in luoghi pubblici e privati”.

I precedenti di proposte di legge

Lo stesso Tommaso Foti aveva presentato nel 2018 una legge identica, poi bocciata definitivamente nel 2021. Non si trattava, tuttavia, del primo tentativo di chiudere le moschee considerate “abusive”: nel 2015, infatti, era stata approvata una legge regionale in Lombardia molto restrittiva sulla costituzione di nuovi luoghi di culto. In quel caso, si sarebbe dovuto procedere al blocco attraverso l’esclusione dei piani regolatori comunali. Nel 2016, la Corte Costituzionale aveva dato un parere negativo sulla legge, per poi dichiararla incostituzionale in via definitiva nel 2019.

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