Il design come fattore di competitività per il made in Italy. Design inteso come capacità di innovazione, di creare bellezza e qualità – una capacità che non si esaurisce nel settore dell’arredamento, ma che accomuna molte filiere produttive italiane, dalla moda alla gioielleria, dalla nautica all’hotellerie.
La leadership italiana
E che aggiunge valore competitivo sui mercati internazionali, come mette in evidenza uno studio di Intesa Sanpaolo presentato ieri al Salone del Mobile di Milano, dedicate proprio ai comparti all’interno dei quali il design svolge un ruolo centrale sia nella parte a monte della filiera (nello sviluppo di materiali e soluzioni innovative) sia nella parte a valle. «L’Italia è prima in Europa per le attività di design specializzato, che generano 6,3 miliardi di euro di fatturato, il 16,4% del totale dell’Unione europea a 27, circa 70mila addetti, quasi il 20% del totale europeo», spiega Stefania Trenti, responsabile Industry and Local Economies Research, Research Department Intesa Sanpaolo. Seguono Francia e Germania.
«Il design rappresenta per il made in Italy il filo conduttore che unisce creatività e innovazione, oltre a far interagire le diverse filiere dell’italian style con un significativo potenziale per lo sviluppo in nuovi settori e nuove geografie», spiega Anna Roscio, executive director Sales & Marketing Imprese della Divisione Banca dei territori guidata da Stefano Barrese.
Lo scenario internazionale
Lo scenario è quello noto, offuscato da un’incertezza economica e politica mai così elevata dai tempi della pandemia da Covid-19, aggravata dai recenti annunci di dazi al 20% annunciati da Trump che, secondo Trenti, potrebbero pesare in particolare sulle aziende della moda, che partono già da una situazione di dazi più elevati. «L’area euro offre qualche certezza in più – spiega Trenti -: ci attendiamo una ripartenza dei consumi, grazie all’aumento del potere d’acquisto delle persone e a ulteriori tagli del costo del denaro da parte della Bce». Anche in Italia, in particolare dalla seconda metà dell’anno e poi con più decisione nel 2026 e 2027, si attende una ripresa dei consumi
Export in aumento nel prossimo biennio
I mercati internazionali rappresentano però la leva di crescita principale per le imprese del made in Italy, con una propensione all’export che Intesa Sanpaolo stima in aumento al 77,2% nel 2027, contro il 60% del 2012, per raggiungere quota 124 miliardi di euro nei settri moda, arredo, cosmetica, gioielleria e bigiotteria, occhialeria e orologeria. La spinta arriverà soprattutto dai prodotti posizionati sulla fascia di prezzo alta del mercato, che l’Italia presidia con una quota dell’11,2%, rispetto a una quota del 4,6% sui prodotti di fascia medio-bassi. Anche perché l’elevata qualità dell’offerta avrà una funzione per così dire protettiva sugli effetti probabili innescati dalle politiche protezionistiche americane.