Storie Web martedì, Maggio 21
Notiziario

Nel 2023 Alexis Nasard, ceo di Swarovski dal luglio del 2022, ha iniziato a raccogliere i frutti della strategia e della visione che ha dato alla storica azienda, nata in Austria 128 anni fa e oggi marchio globale. Swarovski non è quotata, ma a metà marzo ha pubblicato i dati sui ricavi (che si stanno avvicinando a 2 miliardi di euro) e dato alcune indicazioni sulla redditività, in forte miglioramento. Sono cresciute tutte le divisioni: le vendite retail del 4%, il business B2B dei cristalli del 5% e le altre categorie di prodotti del 6%, trainate dai gioielli.

Ogni giorno sembrano aggiungersi, per tutti, incognite geopolitiche, come è andato il 2023 guardando ai diversi Paesi?
Le vendite nei dieci nostri più importanti mercati sono cresciute del 10% a perimetro costante e nelle città che consideriamo chiave la percentuale sale al 13%. Abbiamo raggiunto anche un equilibrio tra canali: all’offline è riconducibile un +5%, all’online nel complesso un +4%, ma se guardiamo solo al nostro sito, swarovski.com, l’aumento è stato dell’11%. Last but not least, la redditività dei negozi, che è cresciuta del 36%. Continuo a considerare i negozi fisici strategici non solo da un punto di vista commerciale, ma per valorizzare l’immagine del marchio e soprattutto per dare ai clienti finali un’esperienza sempre più unica. Anzi, idealmente, indimenticabile: solo così torneranno, online, offline o con entrambe le modalità.

In luglio saranno due anni da quando lei è ceo di Swarovski, le sue priorità sono cambiate in questo periodo?
Direi di no: l’obiettivo è di costruire basi di sostenibilità della crescita dei ricavi, della redditività e di garantire nel medio e possibilmente lungo termine la stessa competitività, anche grazie a una governance rafforzata, importante per affrontare le tante incognite che tutti, persone, aziende e Paesi, abbiamo di fronte.

Qual è la sfida per un marchio come Swarovski, che non offre beni di prima necessità, ma appartiene al cosiddetto lusso accessibile?
La fedeltà al brand esiste ed è forte per un marchio come Swarovski. Allo stesso tempo penso che si debba essere costantemente impegnati in un gioco di seduzione con i consumatori finali. Tutto parte dal prodotto, certo, ma è altrettanto necessario, cruciale, diventare – e secondo me Swarovski lo sta facendo – parte del panorama culturale.

Obiettivo ambizioso, vista anche la competizione nell’arena del lusso, con i grandi marchi sempre più impegnati a sostenere le arti.
Obiettivo ambizioso, vero, ma per noi prioritario: siamo impegnati a creare connessioni con altri ambiti, a mostrare che la bellezza dei cristalli si può abbinare non solo a gioielli, orologi, oggetti per la casa o accessori. La collaborazione tra Swarovski e Skims è un ottimo esempio del nuovo corso, ma non significa che avvieremo partnership per il gusto di farlo o per attrarre attenzione: devono essere abbinamenti che creano valore aggiunto, proprio come è accaduto con la collezione creata con il marchio di Kim Kardashian. Gli occhiali sono un altro buon esempio: le collezioni da vista e da sole frutto dell’accordo con EssilorLuxottica sono più che una licenza, riflettono la visione di Giovanna Engelbert, direttrice creativa di Swarovski, si integrano con l’immagine del marchio e fanno parte della strategia che stiamo seguendo da quando sono diventato ceo, che ha anche un nome, LUXignite.

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