Storie Web giovedì, Ottobre 16
Notiziario

Cresce in Italia la quota di chi non può permettersi, per motivi economici, un’alimentazione adeguata al suo fabbisogno. Un dato in controtendenza rispetto alla media Ue secondo quanto rilevato dall’Istat nel Rapporto sull’insicurezza alimentare, pubblicato nella Giornata mondiale in cui si celebra l’alimentazione e l’agricoltura e l’80esimo anniversario della Fao.

Secondo i criteri internazionali monitorati dall’Istituto di statistica, infatti, «il non potersi permettere un pasto proteico almeno ogni due giorni» è un «indicatore della difficoltà di alimentarsi adeguatamente» e costituisce uno dei 13 segnali che «contribuiscono a definire l’indicatore europeo di grave deprivazione materiale e sociale». Nella media dell’Unione europea, questo indicatore mostra un lieve miglioramento tra il 2023 e il 2024 (dal 6,8% al 6,4%). In Italia, invece, «a fronte di una sostanziale stabilità della grave deprivazione materiale e sociale (4,6% nel 2024 contro il 4,7% del 2023) la quota di popolazione che non può permettersi un numero sufficiente di pasti proteici è in aumento, passando dall’8,4 % del 2023 al 9,9% nel 2024. La difficoltà di accesso al cibo risulta maggiore tra gli under 35 che vivono soli.

In Europa le percentuali più alte sotto questo aspetto si osservano in Bulgaria (18,7%), Slovacchia (17,1%) e Romania (16,3%). L’Italia si posiziona al 19esimo posto (9,9%), prima della Germania (11,2%) e della Francia (10,2%). Le quote più basse si rilevano per Cipro (1,2%), Irlanda (1,8%) e Portogallo (2,5%).

In Italia nel 2024, il 5,5% degli individui mostra almeno uno degli otto segnali di insicurezza alimentare definiti dalla scala Fies (Food Insecurity Experience Scale). Il segnale più diffuso, con il 4,3% di incidenza, riguarda l’aver mangiato solo alcuni tipi di cibo, che nella scala ordinata per gravità (dal meno grave al più grave) si posiziona al terzo posto, seguito dall’essere preoccupato/a di non avere abbastanza cibo da mangiare (primo posto) e dal non aver potuto mangiare del cibo salutare e nutriente (secondo posto), entrambi pari al 2,5%. I segnali Fies che rilevano l’insicurezza alimentare più grave (aver avuto fame non avendo potuto mangiare e non aver mangiato per un giorno intero) presentano un’incidenza inferiore all’1% (0,7% e 0,5%, rispettivamente).

L’indicatore di “prevalenza dell’insicurezza moderata o grave” è pari all’1,3%, che corrisponde a circa 800mila persone, con un ampio divario tra il Mezzogiorno (2,7%) e il resto del Paese (0,6% nel Nord, 0,8% nel Centro). Rispetto al 2022 si osserva un miglioramento dell’indicatore sia a livello nazionale (era 2,2%), sia a livello di ripartizione geografica (era 1,4% nel Nord, 1,5% nel Centro e 3,8% nel Mezzogiorno). La prevalenza dell’insicurezza alimentare moderata o grave è maggiore nelle grandi città (1,6%), mentre le zone rurali o scarsamente popolate risultano meno esposte (0,9%); è inoltre più diffusa tra gli individui stranieri (1,8%) rispetto agli individui di cittadinanza italiana (1,3%).

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