Israele ha affermato di aver preso di mira un centro di comando e controllo di Hamas all’interno della struttura, senza fornire prove. Hamas ha negato le accuse.
La guerra è iniziata quando i militanti guidati da Hamas hanno attaccato il sud di Israele il 7 ottobre 2023, uccidendo circa 1.200 persone, per lo più civili, e rapendone 251. Cinquantanove ostaggi si trovano ancora a Gaza, di questi si ritiene che 24 siano vivi, dopo che la maggior parte degli altri è stata rilasciata in base ad accordi di cessate il fuoco o altri accordi.
Secondo il Ministero della Salute di Gaza, l’offensiva di Israele ha ucciso quasi 51.000 persone. Non viene specificato quanti fossero civili o combattenti, ma si afferma che più della metà delle vittime sono donne e bambini. L’offensiva ha distrutto una vasta parte del territorio e costretto allo sfollamento di circa il 90% della popolazione di circa 2 milioni di palestinesi.
Intanto decine di veterani e riservisti dell’unità d’élite navale israeliana, Shayetet 13, si sono uniti all’appello per il rilascio immediato degli ostaggi, anche a costo della fine della guerra. Lo riferisce Haaretz, secondo cui 69 dei 254 firmatari della lettera prestano tuttora servizio attivo nella riserva. “Fermate i combattimenti e riportate tutti gli ostaggi a casa, ogni giorno che passa mette a rischio la loro vita”, si legge nel comunicato.
L’appello arriva dopo la decisione del capo di stato maggiore, Eyal Zamir, e del comandante dell’aeronautica, Tomer Bar, di rimuovere dalla riserva i firmatari di una petizione simile tra i riservisti dell’Aeronautica. Alcuni di questi hanno poi ritirato la propria firma. Negli ultimi giorni sono emersi appelli paralleli da altre unità delle Idf, tra cui l’unità di intelligence 8200, il programma Talpiot per l’eccellenza scientifica militare, il corpo corazzato, le Forze speciali e la Marina. Anche circa 3.000 operatori del sistema sanitario, tra cui vincitori del Premio Nobel, hanno chiesto la fine della guerra per salvare gli ostaggi. Il primo ministro, Benyamin Netanyahu, ha reagito accusando i firmatari di incitare alla disobbedienza e cercare di “distruggere la coesione della società israeliana”. Secondo lui, “queste voci non rappresentano né i combattenti né il popolo”.