Storie Web sabato, Maggio 4
Notiziario

Il “connected living” è un concetto che negli ultimi anni ha conosciuto una sostanziale evoluzione. Ricordate i primi tentativi di creare un ecosistema di elettrodomestici collegati in Rete e in grado di parlarsi e scambiarsi informazioni fra di loro, con un hub (il Tv, il frigorifero, gli smart speaker, lo smartphone con l’immancabile app) deputato a gestirne in modo centralizzato il funzionamento? Ebbene, quel concetto è stato riscritto con l’intelligenza artificiale, una tecnologia sempre più integrata nel cuore di tutti gli apparecchi e che detterà tempi e modi della vita connessa dentro casa.

La visione di Samsung, uno dei marchi che gioca da più tempo (e con maggiore convinzione forse) la partita della smart home, può essere presa a riferimento per spiegare in concreto questa evoluzione: gli algoritmi e la sensoristica entrano in gioco per allungare la vita degli elettrodomestici e per renderli sempre meno esigenti in fatto di consumi energetici, non a caso indicato come il primo parametro di scelta per l’acquisto di un frigorifero in Italia.

L’intelligenza artificiale aggiunge quindi efficienza operando sia a livello software sia a livello hardware e i dati che alimentano la vita dentro la smart home vengono elaborati in cloud, con l’intento di non appesantire (anche dal punto di vista dei costi). Nel caso di Samsung – ma il ragionamento vale un po’ per tutti gli attori di questo comparto, dai grandi marchi come Haier, Siemens o Lg agli specialisti della domotica come Bticino o la trevigiana Nice – l’idea che sta alla base della piattaforma SmartThings e della relativa app (circa 290 milioni gli utenti registrati su scala mondiale) e della famiglia di elettrodomestici Bespoke AI è proprio questa: semplificare la gestione di tutti gli appliance connessi e sfruttare tutti gli schermi touch accessibili (quello del telefono, ma anche quelli integrati nel frigorifero o nel piano a induzione) per avere una vista in tempo reale di tutti gli elementi smart con la possibilità di gestirne il controllo con un click, in punti diversi della casa.

Detto che la sicurezza dei dati prodotti e scambiati dagli apparecchi in rete e nel cloud è un tassello irrinunciabile del passaggio all’era degli elettrodomestici interconnessi guidati dall’intelligenza artificiale, non si può quindi dimenticare la partita più importante che devono giocare i produttori e i tech provider della smart home, quella dell’interoperabilità. Lo scorso ottobre è stata rilasciata la versione 1.2 del protocollo di comunicazione “universale” Matter e con l’incremento del numero di dispositivi compatibili sul mercato è indubbio che si stia compiendo un nuovo passo in avanti verso un’idea di smart home realmente aperta e flessibile.

A termostati e lampadine si stanno infatti via via aggiungendo frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e condizionatori d’aria, senza contare che l’onda della nuova release può essere cavalcata anche da robot aspirapolvere, sistemi di rilevamento di fumo e purificatori dell’aria. “Matter – ha spiegato Matteo Trambaiolo, Head of Marketing & Business Planning Home Appliances di Samsung Electronics Italia – è un work in progress sulla via della totale compatibilità fra i device e la collaborazione stretta con Bosch per far dialogare i nostri apparecchi con i loro va per l’appunto in questa direzione”. La sensazione è che, lato utenti, ci vorrà comunque ancora un po’ di tempo per cogliere i benefici di un ecosistema di elettrodomestici connessi realmente interoperabile, e non sarà probabilmente l’intelligenza artificiale generativa ad accelerare questo processo. Le applicazioni della Gen AI sono infatti per il momento limitate, ed è difficile pensare che questi strumenti costituiranno a breve la killer app della smart home di domani, sebbene la stessa Samsung sia dell’idea che il proprio assistente vocale Bixby diventerà un elemento chiave per interagire con le appliance a un livello più evoluto.

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