In questi giorni in Germania si sta discutendo di un progetto di riforma della giustizia che renderebbe automatico, in caso di assoluzione, la richiesta da parte dello stesso Pm di un indennizzo per la vittima di ingiusta detenzione. Addirittura verrebbero istituiti dei centri di assistenza pubblica per la persona vittima di ingiusta detenzione e per il suo reinserimento nella società. E verrebbero messe a carico dello Stato le spese legali per accompagnare la vittima di ingiusta detenzione nella sua richiesta di indennizzo. In Danimarca addirittura vengono riconosciuti indennizzi per ingiusta detenzione anche per una quota di giorno, per una frazione di giornata. Quindi può capitare di essere indennizzati anche per soli 10 minuti trascorsi da arrestato, essendo naturalmente poi riconosciuti innocenti.
Un libro bianco sull’ingiusta detenzione
E in Italia? Un libro bianco sull’ingiusta detenzione in Italia fotografa un Paese dove ogni otto ore una persona viene arrestata ingiustamente. Il fenomeno è descritto dal libro “Innocenti. Il libro bianco dell’ingiusta detenzione in Italia” (Giappichelli editore), scritto dai giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, fondatori dell’associazione errori.giudiziari.com. Per ingiusta detenzione si intende la custodia cautelare subita da un indagato o da un imputato che poi risulterà definitivamente assolto. Il libro bianco combina dati, analisi e storie vere. Negli ultimi trent’anni sono stati contati 30mila casi di ingiusta detenzione. E lo Stato ha speso quasi un miliardo di euro per risarcirli. Nel libro è stato preso in considerazione un campione rappresentativo di tutte le ordinanze di riparazione per ingiusta detenzione in un unico anno, il 2018. Quasi 600 provvedimenti.
Reati contro il patrimonio primi nella classifica delle ingiuste detenzioni
Per quali reati mai commessi si finisce in carcere o ai domiciliari? «Al primo posto ci sono i reati contro il patrimonio, in particolare rapine, estorsioni, furti – spiega Valentino Maimone – . Al secondo i reati relativi agli stupefacenti, al terzo quelli contro la persona e quindi dall’omicidio alla violenza sessuale».
Per provare la propria innocenza passano anni
Storie che sono delle autentiche odissee per chi ci incappa. In media per vedere provata la propria innocenza quanto tempo passa? «Abbiamo calcolato il periodo che passa dal momento in cui si viene arrestati in custodia cautelare in carcere oppure agli arresti domiciliari,fino al momento della soluzione definitiva, con sentenza definitiva, e poi anche all’eventuale indennizzo. Ebbene, nei casi più estremi si arriva addirittura intorno ai sei, sette anni. Abbiamo storie di persone che hanno aspettato, ma naturalmente è un unicum per il 2018, addirittura più di vent’anni per vedersi indennizzato un giorno di carcere con una somma di 300 euro. La media è nella fascia tra i tre e i cinque anni di attesa».
Il meccanismo italiano di ristoro
Per il ristoro c’è un meccanismo previsto dalla legge che prevede un tetto prefissato. «Per un giorno trascorso da innocenti in custodia cautelare in carcere, l’importo previsto come minimo tabellare, chiamiamolo così da parte della legge è di 235,82 euro. Nel caso degli arresti domiciliari, invece, un giorno è indennizzato con 117,91 euro. Significa esattamente la metà. C’è un tetto massimo – ricorda Maimone – al di là del quale non si può andare ed è quello dei 516mila euro. È una soglia però va detto che non viene praticamente mai toccata. Veramente sono i casi, pochissimi nel corso dell’anno, e questo è un altro elemento che dovrebbe far riflettere. Nessuna cifra potrà mai effettivamente compensare il danno enorme subito da chi finisce in carcere da innocente».