La partita che l’Unione europea è chiamata a giocare sul piano degli investimenti per la difesa va giocata in un’ottica di complementarietà con gli sforzi e i “capability targets” definiti dalla Nato, come peraltro ribadito tra le righe del nuovo Libro bianco. Al di là dei finanziamenti, che si preannunciano cospicui, l’industria chiede di poter lavorare su orizzonti temporali lunghi, una pianificazione di lungo periodo e, naturalmente, certezza delle risorse. È questo il messaggio lanciato in occasione del convegno Connact Defence & Security 2025, dal titolo “Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale”, che si è svolto presso a Roma Spazio Europa. E soprattutto serve meno burocrazia. «Abbiamo avuto bisogno di sei mesi per ottenere quattro autorizzazioni», ha ricordato nel suo intervento Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo. «Ci rovinano la vita? No, ci ritardano. Sono bastoni burocratici di cui l’industria della ora non ha bisogno».
Pontecorvo (Leonardo): serve quadro norme certo e contratti, cambiare paradigma Difesa
La domanda di partenza, il filo rosso che ha accompagnato il dibattito. è stata: “di cosa ha bisogno l’industria di difesa?”. Pontecorvo ha detto la sua: «ha bisogno di regole chiare, finanziamenti ci sono perché la domanda c’è…. Quello che ho capito dei nuovi strumenti finanziari è che buona parte è a debito. E mi rendo conto che per un Paese come il nostro, qualsiasi paese, fare la discriminante fra spesa sociale e spese per la sicurezza non è sempre un arbitraggio facile. Abbiamo sentito il ministro Giorgetti che cosa ha detto, d’altro canto è condivisibile… Io credo – ha continuato Pontecorvo – che l’industria di difesa debba aiutare a fare uno spostamento di paradigma, cioè la difesa sì, ma stiamo parlando di sicurezza di cui la difesa ne fa parte».
«Quando tu stai in situazioni di crisi, devi riuscire a compattare anche il fronte interno e il fronte interno si compatta se le infrastrutture critiche, i tuoi dati globali eccetera sono difesi. E quindi Leonardo si sta attrezzando da questo punto di vista e si sta attrezzando banalmente rafforzando la nostra capacità cyber. Pochi lo sanno – ha sottolineato il presidente dll’azienda -, Leonardo è un’eccellenza anche nella cyber, noi facciamo, assicuriamo la cyber sicurezza all’Unione Europea, a parti della Nato, all’Esa, cioè enti internazionali che possono scegliere ovunque e hanno pressioni pazzesche per scegliere ovunque, scelgono Leonardo, quindi facciamo il nostro… Ma ci stiamo spostando anche sul dominio della sicurezza e il dominio della sicurezza lo si difende non solo con carri e con tutto il resto, ma con l’utilizzo della tecnologia abilitante che ci consente di salvaguardare anche le nostre infrastrutture. Magari è un discorso strano a sentirsi fare dal presidente Leonardo, di Leonardo, ma noi vediamo oltre alla sfida della pura difesa», ha aggiunto il presidente di Leonardo.
«È un momento in cui per noi tutti è però difficile scegliere cosa fare, nessuno ha la palla di cristallo»
Nel suo intervento Pontecorvo ha posto l’accento sul fatto che «abbiamo bisogno di un quadro normativo certo e di contratti, in un momento in cui per noi tutti è però difficile scegliere cosa fare, perché un aereo che deve entrare in linea nel 2035, tra dieci anni, sarà un aereo con pilota o senza pilota? Una nave che deve entrare in linea, perché voi quanto ci mettete? Otto anni a costruire? No, più o meno. Tra cinque anni. Cos’è? Un disegno tradizionale deve investire in sicurezza e deve investire in research and development. A Leonardo, su oltre 17 miliardi di fatturato dall’anno scorso, abbiamo investito 2 miliardi e mezzo puliti puliti in research and development. Ma nessuno ha la palla di cristallo. Sicuramente tutto questo deve essere cyber sicuro, primo, e secondo multidominio. Che vuol dire? Che tutti parlano con tutti. Il carro attraverso le connessioni satellitari parla con l’elicottero, l’elicottero parla con la nave sua e nostra. Questo è un saldo quantico per la difesa e in questo rientra anche il concetto di poter assicurare, nel senso di mettere in sicurezza, tutte le nostre infrastrutture».
«Abbiamo circa mille prodotti in portafoglio. Troppi. Stiamo riguardano il rapporto con i nostri fornitori»
«Temo che la domanda» per il settore difesa «ci sarà per parecchio – ha confidato Pontecorvo -. Quale sarà questa domanda? È da vedere. C’è un’evoluzione interna nostra e anche nella nostra supply chain, che è una cosa interessante. Noi come Leonardo, e credo che un po’ tutti, stiamo riguardando il rapporto con i nostri fornitori, specialmente i più grandi, perché noi abbiamo circa mille prodotti in portafoglio. Sono troppi. Alcuni sono anche, non dico obsoleti, perché Leonardo non vende cose obsolete, ma hanno margini minori e potrebbero essere fatte meglio da aziende più snelle». «Quello che noi stiamo facendo con la nostra supply chain – ha spiegato – è quello di individuare coloro che potrebbero fare l’interezza del prodotto e subappaltare, liberando per noi delle risorse, liberando risorse per noi, spazi, finanziamenti, eccetera, aiutando le nostre piccole e medie imprese, le nostre umane. Noi – ha detto Pontecorvo – abbiamo 4.000 in Italia e 12.000 nel mondo, aiutando anche loro a crescere».