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Dal nostro corrispondente
NEW DELHI – Nel trimestre da luglio a settembre, l’economia indiana è cresciuta dell’8,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, facendo segnare il tasso più alto da 18 mesi, superando le previsioni degli analisti e dimostrando di aver assorbito l’urto iniziale delle tariffe americane al 50% contro le proprie esportazioni.
I dati rilasciati venerdì dal ministero delle Statistiche hanno evidenziato il buon andamento dei settori manifatturiero e dei servizi e la resilienza dei consumi – una voce che “vale” circa il 57% del Pil indiano – che sono cresciuti del 7,9% rispetto a un anno fa, quando l’incremento fu del 7 per cento. «La crescita del PIL dell’8,2% nel secondo trimestre del 2025/26 è molto incoraggiante. Riflette l’impatto delle politiche e delle riforme a favore della crescita», ha scritto sul social X il primo ministro Narendra Modi su X, riferendosi al periodo luglio-settembre (l’anno fiscale indiano inizia ad aprile).
Oltre a quelli citati, dietro il balzo del Pil ci sono anche altri fattori, alcuni dei quali statistici, come la bassa base di partenza, dato che durante lo stesso periodo dello scorso anno la crescita fa relativamente fiacca al 5,6 per cento. Un altro elemento da tenere in considerazione, visto che il dato dell’8,2% si riferisce al Pil reale, è quello dell’inflazione insolitamente bassa degli ultimi mesi. La crescita nominale si è infatti attestata a un livello non particolarmente alto e insolitamente prossimo a quello reale: +8,7 per cento.
Un terzo elemento da tenere in considerazione riguarda proprio le tariffe Usa, che lo scorso 27 agosto sono passate dal 25% al 50 per cento. Alcune imprese, di fronte al rischio di una impasse nelle trattative potrebbero aver fatto un po’ di frontloading, nel tentativo di evitare l’impatto dei rialzi. Va detto però che a settembre, nonostante la guerra commerciale dichiarata da Washington, le esportazioni indiane sono complessivamente cresciute a 67,20 miliardi di dollari contro i 66,68 dello scorso anno.
