Storie Web domenica, Giugno 16
Notiziario

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI

Il controverso colosso indiano dell’energia e delle infrastrutture Adani Group è finito nuovamente al centro delle cronache ieri dopo che il «Financial Times» lo ha accusato per la seconda volta in pochi mesi di truffare le società a cui fornisce il carbone che importa dall’estero. Il quotidiano britannico ha potuto consultare una serie di documenti venuti in possesso dell’Organized crime and corruption project (Occrp) che dimostrerebbero come la società indiana compri carbone di bassa qualità, rivendendolo ai propri clienti al prezzo di un prodotto di livello superiore.

Secondo le carte dell’inchiesta, nel gennaio del 2014 il Gruppo Adani avrebbe acquistato circa 70mila tonnellate di carbone indonesiano da meno di 3.500 calorie al chilogrammo per 33.75 dollari la tonnellata. Nelle due settimane necessarie a raggiungere la costa indiana del Tamil Nadu, il carico – almeno sulla carta – si sarebbe trasformato in carbone da 6mila calorie da rivendere a 91,91 dollari per tonnellata a una società statale. La documentazione relativa alla transazione tra Indonesia e India sarebbe transitata da intermediari domiciliati nelle Isole Vergini Britanniche, un paradiso fiscale, e presso la sede di Singapore del Gruppo Adani.

La spedizione in questione non sarebbe che una di 24 avvenute tra il gennaio e l’ottobre di quell’anno durante le quali il carbone avrebbe fatto un improvviso e inspiegabile salto qualitativo. Il presunto sovrapprezzo del carbone non graverebbe solo sui portafogli degli utenti delle società elettriche indiane, ma anche sulla loro salute perché bruciare carbone di qualità inferiore produce più inquinamento. Secondo un recente studio pubblicato su Lancet nel 2019 in India sono morte 1,6 milioni di persone a causa della qualità drammaticamente bassa dell’aria.

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