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La crisi della squadra è profonda, adesso rischia addirittura il clamoroso flop in Champions. Il tecnico catalano fa i conti con la realtà: “Dobbiamo fare un punto, ci serve una vittoria in due gare”.

Pep Guardiola si presenta in tv con tono dimesso e la faccia di chi non sa più cosa dire per spiegare cosa sta succedendo al suo Manchester City. La riflessione più sincera e atroce la fa Paolo Di Canio a Sky: “Prima dovevi solo pregare, ora sei quasi sicuro di avere la possibilità di batterli”. E tanto basta per aggiungere un’altra pennellata alla crisi profonda di una squadra ormai smarrita, a pezzi, che naviga a vista e non fa più paura. Il tecnico catalano è l’immagine della disfatta, questa volta non ha graffi sulla testa né sfregi sul viso.

È anche peggio: non guarda mai in telecamera, replica con poca voglia alle domande a cui si sottopone solo perché deve e, quando gli viene chiesto (per l’ennesima volta) come si esce da questa situazione, ripete sempre la stessa frase. “Giocando bene come oggi anche se ci è mancato l’ultimo passaggio, giocando in maniera semplice e perdendo pochissime palle. E poi vincere partite che sicuramente ci darà maggiore fiducia”. Lo dirà anche ai media britannici che gli fanno notare come ormai l’esito della Coppa sia appeso a un filo. “Faccio autocritica, l’ho già detto che è anche colpa mia e che dipende da me. Cercherò di uscirne come è successo anche altre volte”.

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Non sa più che concetti esprimere. Ha perso le parole, anche quelle. Le due sberle prese a Torino contro la Juventus tagliano quasi fuori dalla Champions il Manchester City. A gennaio andrà a giocarsi tutto sul campo del Paris Saint-Germain (altra grande delusa e sorpresa in negativo) che, per adesso, è 25° e ha bisogno di una vittoria per non rischiare il clamoroso flop. Non era abituato a un clima o a una condizione del genere. E fa quasi tenerezza sentirgli esclamare: “Dobbiamo fare un punto, ci serve una vittoria in due gare”.

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La giornalista di Amazon Prime, Alessia Tarquinio, gli fa una considerazione che prescinde dall’ambito sportivo: “Lei ha detto ‘io sono umano’, cosa direbbe alle persone alla luce di questo periodo che sta attraversando?”. Guardiola resta per qualche attimo spiazzato, sospeso tra l’orgoglio di chi ha vinto tanto, da calciatore e da allenatore, e la realtà durissima che ha intorno a sé e gli ricorda ogni giorno che nessuno è invincibile. Nemmeno se siedi sulla panchina di uno dei club più ricchi al mondo che può comprarti chi vuoi. “Come calciatore ho perso tante volte, fa parte del gioco. L’eccezionalità è quando vinci tanti campionati come mi è capitato anche da allenatore”.

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