Storie Web martedì, Ottobre 21
Notiziario

L’Italia si appresta a un profondo cambiamento demografico e lavorativo. Secondo le proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato, riportate dall’Istat nel focus sulle previsioni della forza lavoro (base 1.1.2024), l’età per la pensione di vecchiaia salirà a 68 anni e 11 mesi per entrambi i sessi nel 2050, rispetto ai 67 anni attuali. Nel 2067 si arriverà a 70 anni. Questo adeguamento, avviato con la Legge n. 122/2010 e consolidato dalla Riforma Fornero (Dl 201/2011), risponde all’allungamento della speranza di vita e all’invecchiamento della popolazione.

L’Istat evidenzia un incremento significativo della partecipazione al mercato del lavoro nelle fasce d’età avanzate. Il tasso di attività per i 65-74enni passerà dall’11% del 2024 al 16% nel 2050. Estendendo l’analisi fino ai 75 anni – oltre il tradizionale bacino 15-64 anni – si osserva una crescita graduale dei tassi nelle età più mature. Per gli uomini, la classe 65-69 anni registrerà un +12 punti percentuali; per le donne, la 60-64 anni supererà i +16 punti, grazie all’innalzamento pensionistico e a una maggiore propensione femminile al lavoro.

una coppia di anziani (Pixabay)

Invecchiamento popolazione e speranza di vita

Il progressivo invecchiamento è il motore di questi cambiamenti. La quota di over 65 sul totale popolazione salirà dal 24,3% (meno di uno su quattro) nel 2024 al 34,6% (più di uno su tre) nel 2050. Contestualmente, la fascia 15-64 anni scenderà dal 63,5% al 54,3%. La speranza di vita alla nascita, nello scenario mediano Istat, aumenterà: per gli uomini da 81,7 a 84,3 anni; per le donne da 85,6 a 87,8 anni. 

A 65 anni, la vita residua crescerà da 19,8 a 21,5 anni per gli uomini e da 22,7 a 24,4 anni per le donne. L’Istat nota che questo allungamento è accompagnato da un miglioramento generale delle condizioni di salute, favorendo una maggiore permanenza nel mondo del lavoro.

Nonostante l’età pensionabile legale a 67 anni dal 2019, l’età effettiva di ritiro resta inferiore a causa di canali alternativi come le pensioni anticipate. Nel 2004 era intorno ai 60 anni per entrambi i sessi; nel 2019 saliva a 63,5 anni; nel 2024, secondo il XXIV Rapporto Inps (16 luglio 2025), è a 64 anni per gli uomini e 65,4 per le donne.

Anziani riposano su una panchina a piazza San Carlo

Anziani riposano su una panchina a piazza San Carlo (Ansa)

Il gap di genere: riduzioni ma persistenti divari

Un aspetto cruciale è il divario tra uomini e donne. Nel 2024, i tassi di attività femminili sono sistematicamente inferiori in tutte le classi quinquennali. Tra i 35-54 anni, gli uomini superano il 90% (picco 92%), mentre le donne raggiungono al massimo il 73%. Al 2050, il picco maschile arriverà al 94% (35-44 anni), con la classe 30-34 oltre il 90%. Per le donne, crescita più marcata: massimo all’80%, grazie a tassi di scolarizzazione più elevati e aumento delle laureate, che già oggi mostrano partecipazione superiore. Il gap si ridurrà, ma persisterà: la partecipazione femminile resterà inferiore a quella maschile.

Queste tendenze riflettono riforme passate e proiezioni future, con un mercato del lavoro sempre più inclusivo delle età avanzate. L’Italia dovrà adattarsi a una società più longeva, bilanciando sostenibilità previdenziale e opportunità occupazionali.

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