
Fanno le imprenditrici per scelta e non per ripiego, sono più istruite, preferiscono lavorare con altre donne e sono attente al benessere dei propri collaboratori. E’ l’identikit disegnato delle aziende guidate da donne messe in luce nel rapporto realizzato da Unioncamere con il supporto del Centro studi Tagliacarne e Sicamera. L’analisi è parte del Piano Nazionale dell’Imprenditoria Femminile, gestito da Invitalia in collaborazione con Unioncamere, per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e finanziato dai fondi europei del Next Generation EU.
Certo non mancano i risvolti negativi: si tratta di imprese meno produttive, più piccole di dimensione e che utilizzano molto il capitale familiare per l’avvio, cosa che limita la propensione ad investire e innovare. Caratteristiche queste che possono spiegare anche la lenta evoluzione che si è registrata negli ultimi dieci anni: le aziende al femminile sono aumentate solo dello 0,4% dal 2014 a fine dello scorso anno e contano oggi per meno di un’impresa su quattro. C’è da dire, comunque, che dal rapporto emerge che se queste aziende puntano sul capitale finanziario, utilizzando incentivi e credito bancario all’avvio, il loro livello di produttività cresce del +33% e raggiunge un incremento del 40% se a questo si aggiunge anche la formazione.
«E’ una imprenditoria matura, istruita, motivata, con una leadership consapevole quella espressa dalle donne in Italia» ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che prosegue: «Un’impresa diffusa, che alimenta anche le economie dei territori più fragili e soggetti a spopolamento, e quindi una risorsa preziosa che va accompagnata e seguita perché continui a rafforzarsi. Le imprenditrici sono anche molto attente alle opportunità offerte dagli incentivi del sistema pubblico ma, al tempo stesso, chiedono maggiore semplificazione nell’accesso agli stessi. In tal senso, continua ad essere fondamentale la presenza di strumenti e strutture di accompagnamento oltre che di fondi».
I numeri
Il milione e 300mila aziende guidate da donne presenti nel nostro Paese lo scorso anno, pari al 22,2% del totale delle imprese italiane, si rivela una leva fondamentale per innalzare la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Le donne, infatti, rappresentano oltre la metà dei dipendenti all’interno delle imprese femminili (54% contro il 39% nelle imprese non femminili).
L’universo femminile dell’impresa italiana è contraddistinto da dimensioni aziendali piuttosto piccole: il 96,2% ha meno di 10 addetti, sebbene le “taglie” superiori stiano aumentando. E sconta purtroppo un livello di produttività inferiore del 60% rispetto a quello delle imprese non femminili.









