La stabilità politica aiuta il mercato italiano, mentre negli Usa ha senso approfittare ancora delle buone valutazioni dei tecnologici. Lo spiega Luca Bonifazi, branch manager di Valori Am.
Quali sono i fattori da tenere in maggior considerazione oggi per interpretare i movimenti dei listini? Non ci sono solo i dazi.
Viviamo una fase molto volatile, in cui alle consuete variabili macroeconomiche, decisioni delle Banche Centrali e rischi geopolitici si è aggiunta l’incertezza legata all’approccio Usa, che modifica rapidamente comunicazione e decisioni interne ed estere. Dopo il “Liberation Day”, il mercato ha assorbito parte dell’aleatorietà dei messaggi di Trump, anche se restano giornate di forti correzioni, spesso accompagnate da rialzi nei rendimenti dei Titoli di Stato Usa e indebolimento del dollaro, tradizionale bene rifugio in fasi di risk off. Oltre ai dazi, concentriamo l’attenzione sulla politica fiscale Usa: l’allentamento preannunciato, se non rilancerà la crescita, rischia di aggravare un deficit già elevato, aumentando la pressione sui Treasury, vicini a soglie psicologiche (4,50% il decennale, 5% il trentennale).
Pensa che la politica delle banche centrali in Europa e in Usa possa cambiare direzione?
Al momento appare difficile che la BCE cambi rotta: prevediamo due ulteriori tagli dei tassi nel 2025, in un contesto di crescita rallentata e inflazione vicina al 2%. Per il 2026, l’economia UE potrebbe beneficiare delle misure fiscali annunciate in Germania, portando la BCE a un atteggiamento più prudente. Negli Usa, Powell mantiene un approccio attendista, nonostante le pressioni di Trump, in attesa di valutare l’impatto della politica dei dazi. Un aumento delle aliquote medie tra il 10 e il 20% potrebbe influenzare l’inflazione, costringendo la Fed a rivedere la strategia. A differenza del mercato, che sconta 2-3 tagli nella seconda metà dell’anno, mi aspetto che la Fed resti cauta e ne effettui al massimo uno.
Con tutte le variabili esogene che determinano l’andamento del mercato come si fa a valutare l’effettivo valore di una società e le sue prospettive di crescita?
In una fase incerta e volatile come l’attuale, è complicato capire se le valutazioni di una società siano corrette o se invece sia sovra o sottovalutata. Mai come ora ritengo preferibili aziende di qualità, leader nei rispettivi settori, con cash flow solidi, vantaggi competitivi e visibilità prospettica chiara sull’evoluzione del business.
Quali sono i settori sui quali oggi ha più senso puntare?
I settori su cui poniamo attenzione sono il finanziario, che negli Stati Uniti potrebbe beneficiare delle prospettive di deregulation annunciate da Trump e, in Europa – soprattutto in Italia – delle manovre di consolidamento preannunciate, e le utilities, che in Europa presentano ancora valutazioni interessanti. Riteniamo anche utile sfruttare le fasi di correzione del mercato per aumentare l’esposizione al settore Tech Usa, che nel medio termine resta uno dei principali focus dei grandi investitori istituzionali.