Storie Web sabato, Ottobre 18
Notiziario

Ci sono ancora troppe disparità di accesso alle cure per gli oltre 3,5 milioni di italiani che vivono con disturbi psichiatrici e 2,5 milioni affette da malattie neurologiche. Numeri importanti, che evidenziano l’urgenza di interventi volti a colmare le lacune e le disparità principalmente causate da età, luogo di residenza, barriere culturali e situazione socioeconomica. Di questo, ma anche di liste d’attesa, bisogno di diagnosi precoce, necessità di percorsi assistenziali più strutturati, disturbi dell’infanzia e adolescenza, malattie neurologiche rare e accettazione della cronicità, si è parlato all’evento “Brain Health Inequalities – Idee e strategie per non lasciare indietro nessuno”, promosso dall’azienda biofarmaceutica Lundbeck Italia e Triennale Milano in occasione della 24° Esposizione Internazionale Inequalities.

Le differenze all’interno del sistema

“Regione Lombardia sta lavorando con grande impegno per tradurre le risorse del Pnrr in servizi concreti per i cittadini – spiega Emanuele Monti, Presidente Commissione Welfare Regione Lombardia -. In particolare, la sanità territoriale rappresenta una priorità: le Case e gli Ospedali di Comunità, insieme allo sviluppo della telemedicina, consentiranno di avvicinare le cure alle persone e ridurre i divari nell’accesso. Per quanto riguarda le patologie neurologiche e psichiatriche, il nostro obiettivo è rafforzare la presa in carico multidisciplinare, favorendo la continuità assistenziale tra ospedale e territorio. La digitalizzazione rappresenta inoltre un’opportunità straordinaria per condividere dati, ottimizzare i percorsi clinici e garantire equità di accesso. Crediamo molto anche nella formazione degli operatori e nell’integrazione tra servizi sanitari e sociali. In questo modo vogliamo promuovere una salute del cervello più equa, diffusa e sostenibile per tutti”. “Quando si parla di iniquità di accesso alle cure è necessario sottolineare che il problema non è tanto la lista d’attesa, ma la metrica con cui misuriamo il funzionamento del sistema sanitario – commenta Francesco Longo, Professore Associato di Public and Health Care Management, Università Bocconi -. Oggi le liste d’attesa riguardano meno della metà delle ricette prescritte, eppure vengono utilizzate come indicatore principale. La verità è che la ricetta non misura l’equità, anzi la nasconde. A parità di condizioni epidemiologiche, abbiamo territori in cui il consumo di prestazioni è molto basso e altri in cui è altissimo. Questo dimostra che non si tratta di una semplice differenza tra centro e periferia, ma di una profonda disuguaglianza interna al sistema”.

Nelle malattie psichiatriche cruciale la diagnosi precoce

“La diagnosi precoce delle malattie psichiatriche è fondamentale, in particolar modo nei minori – aggiunge Bernardo Dell’Osso, Professore Ordinario di Psichiatria, Università Statale di Milano; Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze, ASST Fatebenefratelli-Sacco –. A 5-6 anni possono già emergere i primi segnali di autismo o ADHD, a 13-14 anni possono iniziare a manifestarsi i sintomi dei disturbi di personalità, i primi episodi indicativi di disturbi dell’umore e d’ansia oltre ai primi comportamenti di abuso di sostanze e i sintomi prodromici dei disturbi psicotici. A16-17 anni gli adolescenti possono già entrare in fasi particolarmente delicate per l’esordio di condizioni psichiatriche più complesse. Per questo è essenziale che le famiglie siano sensibilizzate e accompagnate: spesso sono i genitori, gli insegnanti o gli psicologi scolastici i primi a cogliere i segnali di disagio e malessere psichico, cercando d’ indirizzare i giovani verso i servizi più adeguati. Prevenzione significa agire sui fattori di rischio, da quelli genetici a quelli ambientali come traumi, conflitti familiari, bullismo, difficoltà di integrazione o pressione sociale e mediatica. Non esiste un singolo gene che determina il disturbo psichico: è l’interazione tra componenti genetiche e ambientali, più o meno stressanti ma ripetute, a fare la differenza. Ogni condizione, dall’autismo ai disturbi di personalità, dalle dipendenze ai disturbi del comportamento alimentare, richiede un percorso mirato”

La sfide contro le disparità nella neurologia

“In neurologia la disparità di accesso alle cure resta una delle sfide più rilevanti: la possibilità di ricevere una diagnosi precoce, di essere trattati in una Stroke Unit o di accedere a farmaci innovativi per sclerosi multipla, Parkinson o Alzheimer varia ancora troppo a seconda della regione, della provincia o persino della condizione socioeconomica dei pazienti – sottolinea Alessandro Padovani, Presidente SIN, Società Italiana di Neurologia –. A questa disomogeneità si aggiunge la difficoltà di riconoscere tempestivamente le malattie neurologiche nelle persone già affette da altre patologie somatiche o mentali. Il Decreto Ministeriale 77 del 2022 ha ridefinito l’assistenza sanitaria territoriale in Italia offrendo una cornice importante, ma serve tradurre le intenzioni in pratica, con reti neurologiche integrate tra ospedale e territorio capaci di garantire continuità di cura soprattutto ai cronici e ai fragili. Occorre un’alleanza forte con psichiatria, geriatria, riabilitazione e medicina generale, per una presa in carico davvero multidisciplinare. Inoltre, non possiamo ignorare le barriere economiche, culturali e linguistiche che colpiscono le comunità più vulnerabili, portandole a diagnosi tardive e a un maggior rischio di disabilità evitabile”. L’evento Brain Health Inequalities si è svolto in concomitanza con La Repubblica della longevità – In Health Equalities We Trust, una mostra presentata nell’ambito di Inequalities che si pone l’obiettivo di mettere in luce le disuguaglianze “invisibili” e di offrire un punto di vista nuovo sul ruolo del design e degli oggetti nel contribuire al benessere della popolazione e alla riduzione delle disparità.

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