Quando lascia lo sport un grande campione è sempre un momento triste. Lo è tanto, e soprattutto, per chi quel campione lo ha venerato, ma anche per chi lo ha vissuto come il nemico principale. Perché alla fine, anche se è banale dirlo, i campioni, quelli veri, ci accompagnano nella nostra vita. Figuriamoci chi, come Rafa Nadal, ha giocato per vent’anni sempre ad altissimo livello.
In pochi pensavano che Nadal avesse una carriera così lunga e vincente
Tanto i tifosi di Nadal quanto i suoi haters – che ora dimenticano o si nascondono, ma ne ha avuti tanti che ne hanno dette di ogni – facendo un veloce passo indietro ricorderanno almeno un evento importante della propria vita di questi ultimi vent’anni abbinato a Nadal, magari una laurea, un matrimonio, o un viaggio all’estero. D’altronde vent’anni sono tanti, tantissimi per un’atleta di questo livello.
Eppure quando Rafa si presentò sul grande palcoscenico internazionale a molti diede l’idea di essere il classico pallettaro, una sorte di Muster moderno – Muster non uno dei tanti ‘pallettari’, perché l’austriaco era mancino ed ebbe un’annata implacabile (nel 1995) come quella che visse il giovane Rafa nel 2005, quando spazzolo tutto ciò che poteva sulla terra rossa. E invece l’isolano Rafa ha retto un’infinità, lo ha fatto fino a quando il suo corpo ha detto definitivamente basta, stop, finito.
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Nadal va celebrato, ma non solo per i suoi incredibili record
Di record ne ha frantumati: record su record, soprattutto di longevità: 18 anni di fila nella top ten dal 2005 al 2023, 19 stagioni con almeno un titolo vinto, 10 anni di fila con una prova dello Slam portata a casa. Eppure nonostante questi primati, è stato anche l’unico a essere numero 1 al mondo in tre decadi diverse, pur essendo invincibile sulla terra rossa a differenza di tanti altri numeri 1 ha mostrato le proprie fragilità.
Non era certo battibile, ma c’erano giorni, tornei nei quali pareva giocabile, avvicinabile, e tante volte, in tanti tornei importanti si è trovato in grossi guai. Partite dure, durissime, che parevano compromesse, a volte vissute con qualche problema fisico, a volte con il servizio assente, ma in un modo o nell’altro quante di quelle partite le ha portate a casa. Una volta può capitare a tutti, due pure, tre diventano una prova: enne volte invece diventano un fenomeno da studiare.
Le poderose rimonte di Nadal, che ha tramutato sconfitte certe in vittorie
Come ha fatto? Beh, solo lui lo sa. Tigna, carattere, voglia di non mollare di una virgola, di non concedere nulla, soprattutto a sé stesso. La sfida nella sfida. Tenace, oltre ogni limite, come i grandissimi, ma un po’ di più, come dimostrano l’enorme quantità di partite ribaltate, la finale con Medvedev agli Australian Open 2022 è forse l’esempio più lampante.
L’esempio che Nadal ha dato a chi segue il tennis
E un grande campione questo deve fare, anche magari in modo inconsapevole, deve provare a dare un esempio, e l’esempio lo ha dato, un esempio che va oltre ‘il non bisogna mollare mai’, troppo banale questo sì. Perché Nadal è caduto e si è rialzato, ma non una volta, una decina, e questo sì è un record imbattibile. È uno che ci ha sempre creduto e ha provato a far capire che anche le prove più difficili si possono superare, che dalle batoste ci si può rialzare e che un obiettivo, qualunque esso sia, si può sempre raggiungere, tanto sul campo che nella vita di tutti i giorni, e questo vale per tutti. Rafa ci mancherà.
Giornalista dal 23 gennaio 2012, area sport, in Fanpage.it scrivo di sport (dal calcio al tennis dal nuoto al basket) e di motori (f1 e moto). In passato ho lavorato per ubitennis.com e dream magazine, una rivista che si occupava di spettacolo. Nessun libro pubblicato, anche se in alcuni concorsi letterari ho vinto premi di contorno.