Ieri il Tribunale dei ministri ha notificato al Viminale un ordine di esibizione degli atti sul caso Almasri. Una richiesta simile era arrivata pochi giorni fa al ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio. Ora gli accertamenti dei giudici si allargano anche al ministro Piantedosi.
Dopo via Arenula, anche al Viminale è arrivata la richiesta di consegna degli atti relativi al caso Almasri, in particolare i documenti riguardanti l’espulsione del generale libico accusato di torture dalla Cpi e il suo rimpatrio su un volo di Stato. L’ordine di esibizione si inserisce all’interno delle indagini avviate dal Tribunale dei ministri dopo l’iscrizione nel registro degli indagati della premier Meloni, dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano.
L’indagine, si ricorderà, era partita con la denuncia depositata presso la Procura di Roma da parte dell’avvocato Luigi Li Gotti, a cui il procuratore generale Francesco Lo Voi aveva dato seguito con l’iscrizione della notizia di reato. Gli esponenti di Palazzo Chigi sono indagati per peculato e favoreggiamento per quel che riguarda Meloni, Piantedosi e Mantovano, mentre Nordio è accusato anche di omissione d’atti d’ufficio per non aver proceduto a convalidare l’arresto del torturiere.
I documenti serviranno a mettere insieme i pezzi di questa intricata vicenda. I giudici cercheranno di capire che cos’è accaduto tra il fermo da parte della Digos di Torino, nella notte del 18 gennaio, e il rilascio, pochi giorni dopo, il 21 gennaio a cui è seguita l’immediata espulsione su decisione del titolare dell’Interno. Ora il Tribunale dei ministri avrà tre mesi per valutare i fatti e accertare eventuali responsabilità. Una volta scaduti i 90 giorni dalla trasmissione del fascicolo da parte della Procura di Roma, i giudici dovranno comunicare la loro decisione: ovvero se richiedere alle Camere il via libera a procedere oppure archiviare l’indagine.
Caso Almasri, il Tribunale dei ministri indaga su Nordio: cosa succede ora
Questo filone di accertamenti si affianca a quello condotto parallelamente dalla Corte penale internazionale, che tramite la I Camera preliminare ha invitato l’Italia a inoltrare la sue osservazioni per spiegare la mancata consegna del capo della polizia, su cui pende un mandato d’arresto internazionale. In questo caso, la Cpi ha dato trenta giorni di tempo alle autorità italiane, da cui si aspetta chiarimenti sulle ragioni dietro le inadempienze riscontrate dai giudici.
Il governo quindi, dovrà spiegare perché non ha dato esecuzione al mandato dell’Aja, rilasciando l’uomo e riconsegnandogli il materiale sequestrato al momento dell’arresto, che in quanto classificato come “prova” sarebbe dovuto essere trasmesso invece all’autorità giudiziaria. Intanto, per il ministro Nordio si avvicina la data del 25 febbraio, quando alla Camera verrà discussa la mozione di sfiducia presentata nei suoi confronti dalle opposizioni.