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Notiziario

Da un lato la diffusione del lupo comporta problemi rilevanti per molte aziende agricole, ma può tradursi anche in inaspettati vantaggi economici. “In Toscana stimiamo che i lupi incidano su circa 35.000 ungulati l’anno. Questo significa meno danni alle coltivazioni di pregio e anche un risparmio di soldi pubblici per indennizzi”, spiega Duccio Berzi, consulente della task force lupo per la regione Toscana.

PRESENZA DEL LUPO LUNGO GLI APPENNINI

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Distribuzione e probabilità di presenza dei lupi appenninici (popolazione stimata di circa 2388 esemplari)

Al di là dei benefici per l’ambiente, il tecnico segnala anche un nuovo problema rilevante: la presenza crescente di lupi in aree prossime ai centri abitati. In questi contesti c’è il pericolo che alcuni esemplari, attirati dai rifiuti o dagli animali da compagnia, perdano la naturale diffidenza verso l’uomo e si addentrino fino a giardini privati e zone residenziali. “Lì le recinzioni non bastano: servono politiche diverse, che includano gestione delle specie preda e dei rifiuti, pulizia delle aree verdi e, in certi casi, azioni dirette sugli animali. È complesso, ma necessario per prevenire problemi più seri”.

Secondo Berzi, il declassamento dello status di protezione può aiutare a intervenire in maniera più lineare e rapida: “Gli strumenti oggi a disposizione sono lenti, complicati e sempre suscettibili di appello, recepire la direttiva europea potrebbe aumentare chiarezza e operatività”. Il riferimento è soprattutto ai contesti in cui i danni sono rilevanti o la popolazione non è ancora pronta a convivere e la presenza di lupi crea grossi disagi, come l’uccisione di animali d’affezione.

La strategia per la coesistenza

Di diverso avviso è Luigi Boitani, professore di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma e uno dei massimi esperti sul tema, che esprime la sua contrarietà al declassamento: “Non è un provvedimento negativo di per sè, ma le motivazioni presentate non sono ragionevoli. Innanzitutto i capi di bestiame predati sono una percentuale bassissima, in secondo luogo la presidente della Commissione von der Leyen ha parlato di pericolo per gli esseri umani, ma i dati dicono altro: le aggressioni contro le persone sono rarissime e in nessun caso letali”.

Quando si discute della pericolosità per l’uomo, la questione del lupo viene spesso sovrapposta a quella dell’orso, soprattutto in zone come il Trentino, dove il tema dei grandi carnivori è particolarmente sentito. “In realtà si tratta di due questioni distinte” – spiega Boitani – “L’orso è potenzialmente pericoloso per l’uomo, il lupo no. Inoltre l’orso fa più danni agli allevamenti avicoli, facilmente evitabili con un’adeguata elettrificazione. Confondere i due piani non aiuta”.

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