Storie Web venerdì, Maggio 17
Notiziario

L’ex calciatore di Lazio, Inter e Brescia oggi allena l’Aek Atene. Sconfitto nei playoff per il titolo dal Paok, al termine della partita succede di tutto. “Mi hanno spinto e ho reagito. Sono un uomo, il sangue scorre nelle mie vene”.

Matias Almeyda è una furia, devono trascinarlo via con la forza per evitargli guai peggiori. Nel finale di Aek Atene (di cui l’ex calciatore argentino è allenatore) e Paok succede di tutto: la squadra di Salonicco vince un match importante nei playoff del massimo campionato greco (2-3) e, alla fine dell’incontro, la tensione esplode provocando una gazzarra che coinvolge tante, troppe persone, lanciatesi sul terreno di gioco. Ggiocatori, staff, addetti alla sicurezza e altri ancora: a vedere dall’alto quella scena sembrava di trovarsi dinanzi a un formicaio per il brulicare di corpi che quasi s’azzuffano. Urla, spintoni, manate e occhiatacce entrano nel corredo accessorio di follia e adrenalina che sono una miscela esplosiva.

Uno dei più esagitati è proprio l’ex centrocampista di Lazio, Inter e Brescia. In quel caos vergognoso che s’è scatenato dopo una sconfitta durissima nella corsa al titolo Almeyda s’è preso la scena per la condotta: prima ha avuto un alterco poi s’è lasciato trascinare dalla rabbia reagendo in maniera scomposta. L’obiettivo delle telecamere ha catturato espressioni, gesti, labiale che hanno caratterizzato il suo sfogo. Uno scatto d’ira iniziato con un battibecco e poi degenerato in un subbuglio tale da costringere la polizia a intervenire direttamente, riuscendo a mettere ordine a fatica.

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Alcuni giocatori dell’Aek provano a trattenere il 50enne tecnico sudamericano ma inutilmente: si dimena e si divincola, sfugge alla morsa e scappa, esce dalla folla e si volta, grida qualcosa e punta l’indice. Con chi ce l’ha? A uno in particolare metterà le mani intorno al collo dando l’impressione di strangolarlo. Almeno è quello che è sembrato fare a giudicare dalla sequenza video di quei momenti: hanno fatto giusto in tempo a tirarlo fuori da quella ressa. Chi era la persona aggredita? Ironia della sorte, un funzionario che lavora per la sicurezza all’interno degli stadi.

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Nel dopo gara Almeyda si è scusato ma ha voluto chiarire cosa è successo e perché s’è comportato in quel modo. “Avete visto quanta gente c’era allo stadio? Quello che dico sempre è che se vogliamo che le cose nel calcio greco cambino allora è necessario non vi siano tante persone. Chi ci tutela in campo? A un certo punto lo stesso arbitro mi ha detto che non poteva credere ai suoi occhi”.

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L’argentino non cerca giustificazioni e ammette: “Sì, ho sbagliato. Ma tutto questo nel calcio non può essere normale. Non è questione di vincere o perdere ma di rispetto. Mi hanno spinto e ho reagito. Sono un uomo, il sangue scorre nelle mie vene. Non cambierò il modo in cui sono come persona. Rispetto tutti e voglio essere trattato come un essere umano”. Quante giornate di squalifica rischia. Almeno tre.

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