Storie Web mercoledì, Aprile 16
Notiziario

Il debito pubblico torna sopra i 3mila miliardi e, a differenza di quanto accaduto a novembre, questa volta promette di rimanerci. Il dato aggiornato è arrivato dalla Banca d’Italia, che ha calcolato un passivo totale della Pa a 3.024,3 miliardi.

Come a novembre, una spinta al rialzo arriva dalle disponibilità liquide del Tesoro, che nei conteggi di Via Nazionale arrivano a 76,1 miliardi con un aumento di 26,2 sul mese precedente. Al netto di questo valore, il debito si attesterebbe a 2.948 miliardi.

Sempre più in alto

A marzo, in base ai dati del Tesoro, il conto corrente del Mef si è ridotto di 13,87 miliardi, che però non bastano a ridiscendere sotto quota 3mila miliardi. Anche perché nello stesso mese il fabbisogno porta sulla montagna del passivo altri 24,4 miliardi (contro i 29,28 del marzo 2024). Del resto è sufficiente leggere il Documento di finanza pubblica che domani sarà al centro dei lavori delle commissioni Bilancio di Camera e Senato con le audizioni di Upb, Bankitalia, Istat, Corte dei conti, Cnel e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per vedere la salita in termini nominali del debito pubblico: atteso a 3.088 miliardi a fine anno per arrivare poi a 3.202 miliardi nel 2026 e a 3.278 miliardi nel 2027.

Com’è ovvio, l’unità di misura più utile a pesare il debito è il suo rapporto con il Pil, anch’esso in salita quest’anno (136,6%, dal 135,3% del 2024) e il prossimo (137,6%), prima della mini-discesa messa in calendario per il 2027 al 137,4%. Tutta la linea, alimentata dall’eredità del Superbonus destinata a spegnersi solo dal 2027, viaggia più in basso rispetto a quella tracciata dal Piano strutturale di bilancio, soprattutto grazie a una vivacità delle entrate che si replica negli anni successivi per il carattere strutturale dell’alto livello di occupazione raggiunto. Ma non vanno trascurati due aspetti.

Torna la palla di neve

L’inversione di rotta indicata per l’ultimo anno di previsione appare oggi appesa integralmente all’ambizione di un programma di privatizzazioni che si alleggerisce nel 2025 (dallo 0,2% allo 0,1% del Pil) e nel 2026 (da 0,3% a 0,2%) per impennarsi appunto nel 2027 di 7 miliardi, dallo 0,2% allo 0,5% del Pil. Sono cifre al momento quanto meno incerte, mentre è più solida l’indicazione che sempre nel 2027 vede intensificarsi nettamente l’effetto “palla di neve”, cioè la leva che in automatico alza il debito pubblico quando il tasso di crescita nominale è inferiore al costo degli interessi. Si tratta del cappio che all’Italia della lunga stagnazione prepandemica ha imposto di inanellare avanzi primari con il solo obiettivo di non alzare ulteriormente il debito, senza permetterle di ridurne il rapporto con il Pil. Nel 2021-23 il rimbalzo economico e il fuoco dell’inflazione hanno sciolto la palla di neve, che si è però riformata l’anno scorso alzando il debito/Pil di un decimale: lo stesso accadrà quest’anno, nel 2026 i decimali aggiuntivi diventeranno due e saliranno a cinque nel 2027.

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