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Notiziario

Una straordinaria vittoria al Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso della Regione Campania. L’annuncio è dello stesso Governatore, Vincenzo De Luca, e riguarda la dura vertenza in corso tra Regione e ministro Raffaele Fitto sulla gestione del Fondo sviluppo e coesione. «Il Consiglio di Stato ha confermato pienamente le tesi della Campania, ha censurato i ritardi, e stabilisce l’inaccettabilità delle procedure messe in campo dal Governo. E ha considerato pretestuosa la sopravvenienza dell’articolo 10 del Decreto coesione: smantellata la norma che surrettiziamente introduceva la vicenda Bagnoli nel Fondo FSC», ha detto De Luca.

De Luca: «Ora possiamo lavorare»

Una nota della Regione aggiunge: «Ci si augura che a questo punto sia terminata la lunga e vergognosa catena di pretesti, di dilazioni, di ritardi strumentali, che ha penalizzato e penalizza le imprese, le famiglie, i Comuni della Campania. Ci si augura di poter cominciare a lavorare nell’interesse delle nostre comunità. E’ il risultato della battaglia di civiltà e di dignità nella quale si sono impegnati in questi mesi centinaia di sindaci, amministratori, semplici cittadini». E ancora: «E’ un motivo di grande speranza e di grande soddisfazione per quanti hanno creduto nella giustizia amministrativa del nostro Paese».

La storia: primo atto il ricorso al Tar

Il presidente della Regione Campania da tempo sollecitava il Governo affinchè assegnasse la quopta del Fondo di sviluppo e coesione dovuta alla Campania e pari a 6 miliardi. Il ministro Raffaele Fitto ha sostenuto invece che la Campania fosse in ritardo nella spesa e nella formulazione dei programmi. In realtà a marzo la situazione era questa: i dati dalla Ragioneria generale dello Stato non consentivano di avere un quadro completo dei pagamenti del Fondo sviluppo e coesione per tutte le regioni, mentre per i programmi cofinanziati dalla Ue la Campania era perfettamente in linea con la media nazionale (74% sui pagamenti della programmazione 2014-2020) e ben al di sopra del 66% medio dei programmi gestiti dai ministeri. La polemica politica, poi arriva in Tribunale. La Regione Campania ricorre al Tar il 22 gennaio 2024. Come annunciato nelle settimane precedenti. In pratica il governatore invoca lo sblocco dei 6 miliardi necessari per portare avanti la spesa dei fondi europei e per numerosi progetti del settore cultura e dei comuni.

Il Tar dà ragione alla Campania

A febbraio arriva la sentenza di primo grado che gli dà ragione e fissa il termine di 45 giorni entro i quali il Governo deve firmare con la Regione l’accordo di coesione e sbloccare i fondi. Intanto altre Regioni firmano accordi di coesione, ma restano fuori Campania, Puglia Sicilia e Sardegna, a cui è destinata con provvedimento del Cipe nelle ultime settimane del Governo Draghi la fetta più alta di fondi.

Fitto ricorre in Consiglio di Stato

La sentenza del Tar Campania non piace a Fitto. Il ministro per il Sud, gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, dposita così ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar Campania: si contesta tra l’altro la competenza del Tar Campania. E il Consiglio di Stato interviene dapprima con provvedimento urgente cancellando il termine dei 45 giorni entro i quali il Governo avrebbe dovuto firmare l’intesa. Ciò sembra prefigurare la vittoria di Fitto. Invece la situazione si ribalta con la decisione del Consiglio di Stato che entra nel merito.

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