Storie Web venerdì, Novembre 22
Notiziario

Il cinema italiano «ha retto mostrando una grande resilienza». Ora però, spiega in questa intervista al Sole 24 Ore Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, c’è da muoversi in maniera mirata per non perdere l’abbrivio. «Bene la riforma del Tax credit», sottolinea, ma occorre «una maggiore selezione nei film» e soprattutto cercare di interrompere «la pressione inflattiva che si è creata sul settore, con un aumento del 40% dei costi di produzione».

Paolo Del Brocco. (EPA/Mohammed Badra)

Da principale player di mercato italiano e alla vigilia della Mostra del Cinema di Venezia, come giudica la salute del settore?

Siamo ormai usciti da uno dei momenti più difficili della storia di questo medium, non solo per la pandemia ma anche perché negli ultimi anni si è consumata una trasformazione epocale delle modalità di fruizione. Il box office dello scorso anno è cresciuto più del 60% rispetto al 2022, superando i 70 milioni di biglietti venduti, ed è di poco inferiore alla media degli anni precedenti alla pandemia: -16% rispetto alla media 2017-18-19. Crediamo possibile raggiungere gli 80-90 milioni di biglietti venduti ogni anno prima della pandemia. Se ci riusciremo sarà un traguardo straordinario. Perché nel frattempo il mondo è cambiato: le piattaforme non c’erano o non erano così diffuse. Se guardiamo poi solo al cinema italiano, dal 1° gennaio al 20 agosto, grazie anche a Cinema Revolution, i titoli sono arrivati a pesare per 8 milioni di biglietti venduti, pari a 59 milioni al box office, e una quota di mercato di quasi il 21%: meglio del 2023 e in linea con il 2019 in cui l’incasso per i film italiani era di 59 milioni per 9 milioni di biglietti venduti e quota di mercato del 17,5% A ogni modo c’è una particolarità.

Quale?

Il nostro cinema ha raggiunto un alto livello sia di qualità produttiva sia di contenuti. Il punto dolente è che i film italiani “medi”, quelli che incassavano tra 1 e 3 milioni, si sono ridotti: 11 titoli nel 2023 contro quasi il doppio del 2018 e del 2019. Stesso discorso per i film italiani con incassi oltre i 5 milioni. Occorre una riflessione.

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