Storie Web venerdì, Gennaio 3
Notiziario

Sette le persone che si sono tolte la vita nell’ultimo anno, numerosi gli atti di autolesionismo: il 2024 è uno degli anni peggiori per le persone recluse nelle carceri del Lazio, dove i numeri del sovraffollamento sono sempre più preoccupanti.

Diciotto persone morte a seguito di patologie o per cause ancora da chiarire. Sette suicidi, numerosi atti di autolesionismo: il 2024 si conferma l’anno nero per le carceri del Lazio, dove negli ultimi dodici mesi sono scoppiate numerose proteste e rivolte. Il motivo è il sovraffollamento estremo e le condizioni di vita poco dignitose per i detenuti, costretti a vivere in spazi ristrettissimi, con capienze che superano anche il 140%. Mancanza di privacy, carenza dei servizi, bagni rotti, e tutta una serie di mancanze che rendono la vita ancora più intollerabile per chi è recluso e non ha possibilità di uscire.

In questo micro mondo che non è possibile lasciare, sono i più fragili a rimetterci: persone le cui condizioni mentali e di vita sono già precarie, che all’interno del carcere possono solo peggiorare. Senza contare la grande quantità di malati psichiatrici che non dovrebbero proprio varcare la soglia di quegli istituti, e che invece vengono messi lì sia per incuria, sia per mancanza di posti nelle Rems.

Il garante dei detenuti del Lazio ha annunciato che proprio ieri un uomo anziano è morto in carcere mentre era in attesa di un trasferimento in una Rsa. “È il diciottesimo caso di morte nelle carceri del Lazio nel 2024, di cui sette suicidi, due per cause da accertare, uno a seguito di un lungo sciopero della fame. Non ho più parole”, le parole di Stefano Anastasia, che da tempo chiede per i detenuti l’applicazione di amnistia, indulto e condono della pena.

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Soprattutto in quegli istituti dove ormai il sovraffollamento ha raggiunto percentuali altissime, si dovrebbe discutere di procedere con misure alternative, specialmente per chi ha compiuto reati minori, e che invece si trova a dover stare in carcere perché magari non ha una casa o un legale che lo aiuti con i ricorsi per accedere a misure cautelari più leggere.

Ma questo è anche l’anno che ha visto un forte sovraffollamento nelle carceri minorili. In generale la popolazione carceraria minorile è cresciuta in tutta Italia e Casal del Marmo non fa eccezione, con settanta detenuti al posto dei cinquanta previsti. Secondo quanto dichiarato da Pippo Costella, direttore di Defence For Children Italia, in un’intervista a La Stampa, la responsabilità sarebbe del “Decreto Caivano che amplia le possibilità di custodia cautelare e limita le opportunità di applicare misure alternative al carcere. Un approccio molto lontano da ciò che il nostro stesso ordinamento del 1988, considerato ‘illuminato’ nel mondo, è riuscito concretamente a dimostrare negli anni passati”.

Il risultato sono state tutte una serie di rivolte che per tutto l’anno si sono succedute nelle carceri, da Rebibbia, a Regina Coeli, al Mammagialla, fino ai minori di Casal del Marmo. Rivolte che sono state duramente represse e che hanno avuto conseguenze pesanti per i detenuti, molti dei quali adesso devono affrontare nuove accuse.

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