Cinquanta contee che scottano. Centomila volontari e avvocati fedeli a Donald Trump spediti a presidiare la trasparenza del voto nelle urne più contese. Decine di ricorsi legali, almeno 180, preventivamente presentati. Milizie che hanno ripreso a reclutare.
Sulle elezioni americane, forse in balia di poche schede, si allunga lo spettro di una guerriglia politica e legale, tra timori anche di caos e disordini. Sondaggi del Washington Post negli Stati incerti, swing, vedono una maggioranza del 57% preoccupata per reazioni violente di sostenitori del candidato repubblicano, se perdente. Solo una minoranza del 31% teme lo stesso da parte di fautori della democratica Kamala Harris.
L’allarme è nutrito dalle prese di posizione del leader populista conservatore, che continua e negare la sua sconfitta del 2020 e denuncia truffe in arrivo nel 2024 da parte dei democratici. «È possibile che perda perché barano», ha detto evocando senza prove un voto cammellato di immigrati clandestini. Segno del clima di alta tensione: la sua allusione ad un «piccolo segreto» per vincere ideato con lo speaker della Camera, Mike Johnson, ha scatenato brividi, prima che Johnson smentisse complotti.
Trump, a differenza del 2020, non ha in mano le leve del governo per la sua crociata. Ma suoi alleati sono insediati in una rete di commissioni e autorità elettorali locali, che potrebbero cercare di frenare o ostacolare lo scrutinio. In Georgia regole restrittive sul conteggio dei voti, volute dai repubblicani, sono state dichiarate incostituzionali ma è tuttora in corso un appello e altri casi potrebbero trascinarsi dopo il voto. Il think tank Brookings Institution ha individuato 50 circoscrizioni molto problematiche, suddivise per quattro livelli di rischio: delle undici di categoria 1 , cinque sono in aree cruciali della Pennsylvania e tre della Georgia. Su scala nazionale almeno 35 funzionari che avevano rifiutato i risultati nel 2020 rivestono oggi ruoli significativi nel certificare il voto del 5 novembre.
Non mancano timori più drammatici. Per esorcizzare piani violenti le forze dell’ordine hanno adottato misure straordinarie: a Maricopa County in Arizona droni sorvoleranno il centro elettorale e sui tetti circostanti saranno dispiegati cecchini. Altrove appuntamenti pubblici per approvare i risultati sono stati sostituiti da eventi al chiuso e protetti. Frank Figliuzzi, ex alto funzionario Fbi, ha ammonito alla Nbc che gruppi anti-governativi si stanno mobilitando con intensità pari alla vigilia del 6 gennaio 2021 tra sospetti di azioni quantomeno locali. Un memorandum del dipartimento di Homeland Security rivela che «individui invocano violenza in risposta a narrative su truffe elettorali, prendendo di mira funzionari e popolazioni percepite come minaccia per l’integrità». Il prossimo 6 gennaio, data dell’ultimo rituale in Parlamento che legittimerà un nuovo presidente, è già stato classificato come «speciale evento nazionale di sicurezza».