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Rudolf Ratzenberger ha 90 anni e ricorda esattamente quel maledetto giorno in cui, in seguito a un incidente, perse la vita il figlio Roland, che a Imola stava vivendo il terzo weekend in Formula 1.

Roland Ratzenberger è stato il primo pilota a morire in un weekend di gara in Formula 1 dopo dodici anni la tragedia di Paletti, il giorno seguente si corse e morì tragicamente anche Senna. Nonostante da più parti si è sempre parlato di ‘morte dimenticata’ o ‘invisibile’, in realtà il ricordo del pilota austriaco è sempre vivo, e a tenerlo vivo c’è anche il papà, che ora ha 90 anni e che recentemente ha parlato con un portale tedesco e lo ha fatto con una intervista molto toccante.

L’incidente mortale di Ratzenberger a Imola

34 anni Roland ancora non li aveva toccati, Senna sì (da qualche settimana), quando a Imola si presentò per il terzo Gp della sua carriera. In Brasile non si era qualificato, in Giappone sì. Guidava la Simtek, una vettura nuova e modestissima. Ero entrato nel circus faticosamente, dopo tanta gavetta e ce l’aveva fatta grazie ai soldi ottenuti dai guadagni e dagli sponsor.

A Imola, sabato 30 aprile 1994, nella sessione di qualifica numero due, perde il controllo della sua vettura a oltre 300 chilometri orari a causa della perdita della parte superiore dell’alettone anteriore. La vettura danneggiata divenne incontrollabile e non curvò più.

Dopo l’incidente mortale di Senna a Imola tutti i piloti hanno corso, tranne uno: gli doveva la vita

Uscì di pista e si schiantò a quasi 315 chilometri orari. L’impatto è stato fortissimo. Il pilota perde conoscenze e subisce una frattura alla base cranica. Si capisce subito che c’è poco da fare. Prove interrotte, l’elicottero lo porta in ospedale, dove però il pilota spira. La Formula 1 già in quel momento si appresta a cambiare. Senna stesso ne parla con i senatori, ma anche con Lauda. Il giorno seguente lui stesso perde la vita

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Il papà di Ratzenberger a 90 anni ricorda esattamente il momento dell’incidente

Il papà di Roland Ratzenberger, che si chiama Rudolf, per la prima volta ha rilasciato un’intervista tramite Zoom e l’ha fatta a 90 anni. Per lui è importante ricordare il figlio, che trent’anni fa lasciò dopo quel terribile incidente lui e la moglie, Margit. Papà Rudolf a distanza di anni ricorda tutto, anche se nell’intervista al canale YouTube di Formula1.de ha esordito dicendo: “Dopo trent’anni la memoria è un po’ più debole”.

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Papà Ratzenberger ricorda il momento dell’incidente: Quando la vettura si è fermata in curva e ho visto il casco bianco e rosso di Roland con la sua testa che già si stava muovendo ho capito davvero e ho pensato: ‘É finita’. Per me è stato un momento terribile. E ho pensato che avrei dovuto dirlo a mia moglie. Lei era in cucina. Potevo evitare di dirglielo fino a quando non lo avrebbero detto alla radio. Lei ha impiegato più tempo ad elaborare”.

Il momento più toccante lo ha vissuto a Bologna, papà Ratzenberger

I ricordi non possono essere cancellati, nemmeno dopo tanti anni e con tanti anni sulle spalle. I genitori del pilota non erano appassionati, ma seguivano la carriera del figlio. Erano tornati da una vacanza in Messico e speravano di vedere il figlio in gara a Imola, ma la tragedia si è battuta su di loro, con la madre Margit che poche settimane prima era stata rassicurata dal figlio, che con i suoi guadagni aveva comperato la casa dove tutt’ora vivono i genitori di Roland: “Si erano parlati al telefono all’inizio del campionato e le disse della Formula 1 dicendole: ‘Mamma, non preoccuparti! La Formula 1 è la formula più sicura che ci sia”.

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Ora i genitori del pilota austriaco vivono con la speranza che il ricordo del figlio non svanisca mai, e non svanirà mai, ma ricordano anche il momento più duro, che per papà Rudolf è stato quello del riconoscimento:Tutto è stato terribile, ma il ricordo più duro di tutta la faccenda è quello relativo all’identificazione di Roland all’ospedale di Bologna. Quando alzarono il telo bianco lo vidi, sembrava dormisse”.

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