Storie Web giovedì, Aprile 17
Notiziario

Non un punto d’arrivo, ma un inizio. Si percepisce chiaramente dalle parole del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, dove stia andando la strada della cooperazione tra le due città. Gorizia e Nova Gorica, unica città fino al 1947, poi divisa in due dalla Cortina di ferro, resta tutt’oggi divisa tra Italia e Slovenia.

Territorio di confine, ha vinto il titolo di Capitale europea della cultura 2025. Si tratta della prima volta in cui a detenere il titolo è una città transfrontaliera. E un ruolo importante l’hanno giocato proprio i programmi Interreg tra Italia e Slovenia: «Avevamo già un percorso verso la Capitale europea con fondi Interreg, che hanno consentito di finanziare degli eventi con contributi da 40, 200mila euro, realizzati da soggetti in partnership italiani e sloveni – ha spiegato Ziberna».

Il Fondo per piccoli progetti (Spf), è stato costituito nel 2021 per supportare le iniziative realizzabili nell’ambito della Capitale europea della Cultura 2025 Nova Gorica-Gorizia. I 6,5 milioni di euro previsti dal fondo sono stati assegnati al Gruppo europeo di cooperazione territoriale Gect Go / Ezts Go fondato dai Comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba nel 2011. A essere finanziati sono stati progetti con approccio “bottom-up” che avevano l’obiettivo di «rafforzare il ruolo della cultura e del turismo sostenibile nello sviluppo economico, l’inclusione sociale e l’innovazione sociale».

Nova Gorica – Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025

Una collaborazione virtuosa

Ma la cooperazione tra i due Stati confinanti è iniziata ben prima: già dal 2006 era attivo il programma Interreg Italia-Slovenia, che al momento sta finanziando 101 progetti, tra cui tre di importanza strategica (come l’itinerario ciclistico lungo la costa del Mare Adriatico tra i due Paesi), con un totale di 88,6 milioni di euro nel periodo 2021-27.

Una collaborazione che si è rilevata fondamentale per raggiungere un traguardo come quello della Capitale della Cultura, soprattutto in un territorio in cui la memoria storica è ancora molto presente tra i cittadini. «La più grande soddisfazione non è stata la vittoria, ma l’esserci candidati. Perché il nostro confine lo conosciamo: ci sono ancora opposizioni e malumori, al di qua che al di là. I muri abbattuti nel 2004 e ancor più nel 2007 (quando la Slovenia è entrata in Schengen), rimangono nella testa di una porzione importante di cittadini. Prima del 2007 c’erano stati dei cenni di tentativi di dialogo, ma erano piccole cose legate al folklore, alla cultura, allo sport. Ecco, la Capitale europea è stato un potente acceleratore di un processo che certamente era in corso, ma che avrebbe richiesto magari molto più tempo».

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