Il ritorno dei micropagamenti
La strategia non è però priva di sfide. I micropagamenti – uno dei pilastri su cui poggia Offerwall – hanno una storia travagliata nel settore editoriale. Tanti tentativi, pochi successi: costi di gestione troppo alti, frizioni nell’esperienza utente, scarsa propensione a pagare anche piccole somme per un singolo articolo. Un esempio recente è quello di Post, una startup social finanziata da Andreessen Horowitz che puntava proprio sui micropagamenti per remunerare gli editori. Nonostante i soldi, ha chiuso i battenti nel 2024.
Google, dal canto suo, ha deciso di collaborare con Supertab, piattaforma che consente pagamenti minimi per accedere ai contenuti per periodi limitati (24 ore, pochi giorni, una settimana). Il servizio, ancora in beta, supporta anche abbonamenti e si integra direttamente con Google Ad Manager.
Personalizzazione, branding e controllo
Offerwall è pensato per essere flessibile e brandizzabile: gli editori possono personalizzarlo con il proprio logo e testi introduttivi, , decidendo quali opzioni mostrare agli utenti. Una funzione attiva di default consente agli utenti di guardare brevi spot pubblicitari per guadagnare l’accesso ai contenuti: è l’unica opzione che genera ricavi secondo i meccanismi standard di Ad Manager. E c’è anche un’opzione che consente agli utenti di indicare i propri argomenti di interesse: queste informazioni vengono poi utilizzate per migliorare la personalizzazione pubblicitaria.
Un equilibrio da trovare
La vera sfida per Google sarà trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e sostenibilità dell’ecosistema editoriale – da cui dipendono molti dei contenuti che nutrono proprio l’Ai di Google. Gli editori, dal canto loro, dovranno decidere se salire sul treno delle nuove forme di monetizzazione o continuare a puntare su un traffico organico che potrebbe diventare sempre più residuale, in un mercato in cui a fare da tramite tra contenuto e lettore non è più il clic, ma un algoritmo che “riassume tutto per te”.
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